228647160329908

Cuorileggendari ha stretto un patto con il programma di affiliazione di Amazon EU, un’alleanza  che permette ai siti di guadagnare una piccola parte dei proventi quando i visitatori cliccano sui link ai prodotti e li acquistano, senza alcun costo aggiuntivo per gli avventori.

MC5

MC 5 foto

MC5: Pionieri del Proto-Punk e Rivoluzionari del Rock

Negli anni ’60, un’epoca segnata da profondi cambiamenti sociali e culturali, emerse una band che avrebbe scosso le fondamenta del rock con la sua energia incendiaria e la sua attitudine rivoluzionaria. Gli MC5, abbreviazione di “Motor City Five”, furono una delle formazioni più influenti della scena musicale di Detroit, non solo per il loro impatto sonoro, ma anche per il loro impegno politico radicale. Nati in un’era di disordini sociali, i MC5 contribuirono a definire il suono e l’ideologia che avrebbero poi influenzato il punk, l’hard rock e il metal. Questa è la storia di una band che, seppur breve, ha lasciato un’impronta indelebile nella storia del rock.

Detroit e l’Inizio di una Rivoluzione

Detroit, Michigan, conosciuta come la “Motor City” per la sua prospera industria automobilistica, era anche il luogo di nascita di alcune delle band più potenti e influenti della storia del rock. Fu in questo contesto industriale e turbolento che gli MC5 cominciarono a prendere forma. Il gruppo nacque ufficialmente nel 1964, fondato da Rob Tyner (voce), Wayne Kramer (chitarra), Fred “Sonic” Smith (chitarra), Michael Davis (basso) e Dennis Thompson (batteria). Il nome della band era un tributo alla loro città natale, Detroit, e alla cultura operaia che la caratterizzava.

Il loro sound iniziale era fortemente influenzato dal rhythm and blues, dal garage rock e dalle prime avvisaglie di quello che sarebbe diventato il rock psichedelico. Tuttavia, fin dall’inizio, gli MC5 mostrarono una propensione per l’eccesso e la sperimentazione sonora. Le loro esibizioni dal vivo erano una combinazione esplosiva di volumi assordanti, ritmi martellanti e improvvisazioni frenetiche, che spesso sfociavano in una vera e propria esperienza catartica per il pubblico.

Ma la musica non era l’unica cosa che definiva gli MC5. La loro ideologia politica, profondamente radicata nella controcultura degli anni ’60, li rese più di una semplice band rock. Furono fortemente influenzati dai movimenti radicali dell’epoca, come le Pantere Bianche, un’organizzazione rivoluzionaria guidata da John Sinclair, che divenne anche il manager del gruppo. Gli MC5 abbracciarono la retorica del cambiamento sociale, e la loro musica divenne il veicolo perfetto per canalizzare la rabbia e la frustrazione contro l’establishment.

L’Esplosione del Suono: Kick Out the Jams

Nel 1969, gli MC5 registrarono il loro album di debutto, “Kick Out the Jams”, che rimane uno dei manifesti più potenti del rock di fine anni ’60. Registrato dal vivo al Grande Ballroom di Detroit, l’album cattura l’energia cruda e incontrollata della band in tutto il suo splendore. Il titolo stesso dell’album divenne un grido di battaglia, un’evocazione di ribellione e disobbedienza.

L’album si apriva con l’iconica frase di Rob Tyner, urlata al pubblico prima dell’inizio della canzone: “Kick out the jams, motherfuckers!” Questa frase scandalizzò il mondo della musica mainstream, attirando critiche feroci da parte dei media e della politica, ma divenne anche il simbolo della ribellione giovanile. Il brano “Kick Out the Jams” era un concentrato di aggressività e caos sonoro, una fusione perfetta di chitarre distorte, batteria martellante e la voce tagliente di Tyner. Ogni traccia dell’album trasmetteva l’urgenza e la ferocia del loro messaggio, come in “Come Together” e “Rocket Reducer No. 62 (Rama Lama Fa Fa Fa)”.

Nonostante le controversie e la censura che circondarono l’album (alcune catene di negozi rifiutarono di venderlo), “Kick Out the Jams” ottenne un seguito devoto e divenne un pilastro della nascente controcultura rock. Tuttavia, nonostante la notorietà e l’energia rivoluzionaria che l’album incarnava, il successo commerciale non fu all’altezza delle aspettative, portando a una serie di tensioni interne alla band e a frizioni con la loro etichetta discografica, la Elektra Records.

La Lotta Politica e il Successivo Declino

Nel frattempo, la band continuava ad abbracciare la retorica politica radicale, partecipando a manifestazioni e sostenendo movimenti rivoluzionari come le Pantere Nere. Gli MC5 si erano ormai affermati come i portavoce della lotta contro il sistema, un ruolo che comportava pesanti conseguenze. La loro associazione con gruppi radicali e il loro messaggio antiautoritario non solo li mise sotto la lente d’ingrandimento delle autorità, ma li alienò anche da parte del pubblico più mainstream.

Nel 1970, dopo aver rotto con la Elektra, gli MC5 firmarono un nuovo contratto con l’Atlantic Records e pubblicarono il loro secondo album, “Back in the USA”. Questo disco rappresentava una svolta stilistica rispetto all’esplosività di “Kick Out the Jams”. Più conciso e meno caotico, “Back in the USA” evidenziava influenze più vicine al rock ‘n’ roll delle origini, con un suono più pulito e strutturato. Sebbene contenesse brani memorabili come “The American Ruse” e “Shakin’ Street”, l’album non riuscì a replicare l’energia selvaggia e l’impatto del loro debutto.

Nonostante il cambio di stile, il disco non riuscì a salvare la band dai problemi interni. Le tensioni personali e le divergenze artistiche, unite alla crescente pressione delle case discografiche, cominciarono a logorare il gruppo. Nel 1971, uscì il loro terzo e ultimo album, “High Time”, che vide un ritorno a un sound più grezzo e potente, ma ancora una volta non riuscì a raggiungere il successo commerciale sperato.

La Fine degli MC5

Nel 1972, gli MC5 si sciolsero definitivamente. La combinazione di pressioni commerciali, problemi personali e la repressione politica che avevano subito negli ultimi anni aveva reso insostenibile la sopravvivenza della band. Wayne Kramer e Fred “Sonic” Smith intrapresero carriere soliste, ma nessuno dei membri raggiunse mai lo stesso livello di notorietà che avevano avuto con gli MC5.

La separazione degli MC5 segnò la fine di un’era, ma la loro influenza si sarebbe sentita per decenni a venire. Sebbene abbiano avuto una carriera relativamente breve, il loro impatto sul rock, sul punk e sulla musica alternativa fu immenso. Negli anni ’70, la loro attitudine rivoluzionaria e il loro sound abrasivo furono fonte di ispirazione per band emergenti come i Ramones, i Sex Pistols e i The Clash, che avrebbero preso in prestito l’energia e l’aggressività degli MC5 per creare quello che sarebbe diventato il movimento punk.

L’Influenza Duratura e la Rinascita

Con il passare del tempo, la musica degli MC5 non fu dimenticata. Negli anni ’80 e ’90, con la nascita del punk e l’esplosione della scena alternative, la band fu riscoperta da una nuova generazione di fan. Band come Nirvana, Rage Against the Machine, Pearl Jam e The White Stripes citarono gli MC5 come una delle loro principali influenze, riconoscendo il loro ruolo pionieristico nella creazione di un suono duro e rivoluzionario.

Nel 2003, Wayne Kramer, Michael Davis e Dennis Thompson si riunirono per una serie di concerti in onore del trentacinquesimo anniversario di “Kick Out the Jams”, dando nuova vita alla leggenda degli MC5. Sebbene Tyner e Smith fossero scomparsi (Rob Tyner morì nel 1991 e Fred “Sonic” Smith nel 1994), l’eredità della band continuava a vivere attraverso le loro canzoni e le generazioni di musicisti che li citavano come ispirazione.

Nel 2018, gli MC5 furono nominati per l’ingresso nella Rock and Roll Hall of Fame, un riconoscimento tardivo ma significativo del loro contributo alla storia della musica. Sebbene non abbiano mai raggiunto il successo commerciale delle grandi band della loro epoca, la loro importanza culturale e musicale è oggi indiscutibile.

Kick Out the Jams1969Album dal vivo che cattura l’energia esplosiva dei concerti degli MC5, considerato uno dei dischi fondamentali del proto-punk.
Back in the USA1970Primo album in studio, che presenta un sound più maturo e una produzione più sofisticata rispetto al precedente live.
High Time1971Ultimo album in studio della band, che mostra una certa evoluzione musicale con influenze più blues e psichedeliche.

curiosità

Il Loro Manager John Sinclair era un Attivista Radicale

John Sinclair, manager degli MC5, era anche il fondatore del White Panther Party, un movimento rivoluzionario che sosteneva la lotta armata e la resistenza al potere capitalista e imperialista negli Stati Uniti. Il White Panther Party si ispirava alle Black Panthers e cercava di combattere l’oppressione e il razzismo. Questa connessione tra la band e un gruppo rivoluzionario politico influenzò notevolmente la loro immagine e la loro musica, conferendo ai MC5 una reputazione di ribelli non solo musicali, ma anche politici.

La Famosa Frase “Kick Out the Jams, Motherfuckers!”

La frase urlata da Rob Tyner all’inizio del loro album dal vivo “Kick Out the Jams” divenne leggendaria. Tyner gridò: “Kick out the jams, motherfuckers!” prima che la band lanciasse l’iconico brano. Questa esclamazione creò scandalo e suscitò un’enorme polemica all’epoca, soprattutto perché la parola “motherfuckers” fu censurata in molte versioni dell’album. Questo episodio portò persino a uno scontro con il negozio Hudson’s, una catena di grandi magazzini di Detroit, che si rifiutò di vendere l’album. Gli MC5, in risposta, pubblicarono un annuncio sui giornali che recitava: “Fuck Hudson’s”, cosa che fece arrabbiare ulteriormente la Elektra Records e portò alla loro cacciata dall’etichetta.

Fred “Sonic” Smith e Patti Smith

Fred “Sonic” Smith, uno dei chitarristi principali dei MC5, sposò la leggendaria poetessa e musicista Patti Smith nel 1980. Patti Smith, una delle figure chiave del movimento punk e new wave a New York, ha spesso riconosciuto l’influenza di Fred sulla sua carriera e sulla sua musica. Dopo il matrimonio, Fred si ritirò in gran parte dalla scena musicale, ma Patti ha continuato a celebrare il suo spirito e la sua eredità nei suoi lavori.

Il Loro Coinvolgimento nelle Proteste Anti-Guerra

Nel 1968, i MC5 furono l’unica band a suonare durante le proteste del Democratic National Convention a Chicago. Le manifestazioni, che si opponevano alla guerra del Vietnam, furono caratterizzate da scontri violenti tra i manifestanti e la polizia. Gli MC5 suonarono per otto ore di fila, cercando di alimentare la resistenza tra i partecipanti. Questo evento rafforzò ulteriormente la loro reputazione come band politicamente attiva e vicina ai movimenti di protesta dell’epoca.

Iniziatori del Proto-Punk

Sebbene i MC5 non siano mai stati tecnicamente una band punk, sono spesso considerati tra i precursori del punk o del proto-punk. Il loro sound grezzo e aggressivo, l’atteggiamento ribelle e l’energia incendiaria delle loro esibizioni dal vivo furono un’influenza diretta per molte band che avrebbero poi dato vita al movimento punk degli anni ’70. I Ramones, i Sex Pistols e i Clash citarono spesso i MC5 come una delle loro principali ispirazioni musicali.

Le Difficoltà con le Case Discografiche

Dopo il successo controverso di “Kick Out the Jams”, gli MC5 ebbero difficoltà a trovare stabilità con le case discografiche. Furono licenziati dalla Elektra Records a causa delle loro scelte politiche e del loro comportamento provocatorio, e successivamente firmarono con la Atlantic Records. Tuttavia, anche con la Atlantic, gli album successivi, “Back in the USA” e “High Time”, non riuscirono a ottenere il successo commerciale sperato, portando infine allo scioglimento della band nel 1972.

Il Suono Fuorilegge e l’Influenza Free Jazz

Uno degli aspetti meno noti della musica dei MC5 è il loro amore per il free jazz, in particolare per artisti come John Coltrane e Albert Ayler. Le improvvisazioni sonore e i muri di rumore nelle loro esibizioni dal vivo erano in parte ispirati alla libertà espressiva del jazz sperimentale. Il chitarrista Wayne Kramer ha spesso citato il free jazz come una delle principali influenze del suo stile chitarristico, che combinava la violenza del rock con la fluidità e l’improvvisazione del jazz.

Il Mito di “High Time”

Nonostante sia stato accolto tiepidamente al momento della sua uscita, “High Time”, il terzo album dei MC5, è oggi considerato da molti critici uno dei migliori lavori della band. Il disco è caratterizzato da un sound più maturo e complesso rispetto ai loro album precedenti, fondendo elementi di rock, jazz e blues. Con il tempo, “High Time” ha guadagnato uno status di culto tra gli appassionati di rock psichedelico e proto-punk, dimostrando che la band era in costante evoluzione artistica.

L’Arresto di Wayne Kramer

Dopo lo scioglimento dei MC5, Wayne Kramer affrontò seri problemi personali, tra cui la dipendenza da droga e problemi legali. Negli anni ’70, Kramer fu arrestato e condannato a una pena detentiva di quattro anni per spaccio di cocaina. Durante il periodo in prigione, suonò nella band del carcere, dove condivise il palco con altri musicisti detenuti, rafforzando ulteriormente la sua connessione con la musica anche nei momenti più difficili della sua vita.

Il legame con le Punk Rock Hall of Fame

Gli MC5, sebbene non abbiano mai ottenuto il successo commerciale di band contemporanee come i Led Zeppelin o i Rolling Stones, furono inclusi nella Punk Rock Hall of Fame nel 2003, riconoscendo il loro contributo pionieristico al movimento punk e al rock alternativo. Il loro impatto culturale e musicale continua a influenzare generazioni di artisti.

Le Reunion degli Anni 2000

Dopo la morte di Rob Tyner e Fred “Sonic” Smith, i membri sopravvissuti degli MC5 si riunirono nel 2003 per celebrare il trentacinquesimo anniversario di “Kick Out the Jams”. La band suonò con ospiti speciali come Mark Arm dei Mudhoney, Nicke Andersson degli Hellacopters e Lemmy Kilmister dei Motörhead. Sebbene la formazione non fosse quella originale, i concerti furono accolti con entusiasmo dai fan, dimostrando che l’eredità degli MC5 era ancora viva e potente.

libri

MC5. Future Now

MC5. Future/Now

Gli MC5, pionieri del rock rivoluzionario e legati ai White Panthers, influenzarono la controcultura anni '60 con tre iconici album high-energy.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *