Yes
Maestri del Rock Progressivo
Nel vasto universo del rock progressivo, poche band possono vantare l’impatto e la longevità degli Yes. Formatosi nel 1968 a Londra, il gruppo ha attraversato decenni di evoluzione musicale, contraddistinto da virtuosismi strumentali, testi poetici e una continua ricerca di nuovi orizzonti artistici. La loro storia non è solo quella di una band, ma di un movimento che ha ridefinito le regole della musica moderna.
Le Origini: Londra e il Genio Creativo
Tutto iniziò in una Londra vibrante alla fine degli anni Sessanta. Jon Anderson, cantante dotato di un timbro vocale unico, e Chris Squire, un bassista dal tocco innovativo, si incontrarono in un club londinese. Entrambi erano uniti dal desiderio di creare qualcosa di nuovo, mescolando influenze rock, jazz e classiche in un suono fresco e ambizioso.
Con l’aggiunta di Peter Banks alla chitarra, Tony Kaye alle tastiere e Bill Bruford alla batteria, nacquero gli Yes. Il loro album di debutto, Yes (1969), conteneva una miscela di cover reinterpretate e composizioni originali, mostrando già la loro inclinazione per arrangiamenti complessi e armonie vocali stratificate. Tuttavia, la vera scintilla arrivò con il secondo album, Time and a Word (1970), che incorporò arrangiamenti orchestrali, anticipando il caratteristico suono sinfonico della band.
La Svolta: Fragile e Vicino al Limite
Nel 1971, due eventi cambiarono la traiettoria degli Yes: l’ingresso di Steve Howe alla chitarra e di Rick Wakeman alle tastiere. Howe, con il suo stile versatile che spaziava dal rock al folk al jazz, portò una nuova dimensione sonora, mentre Wakeman, un prodigioso tastierista classico, aggiunse un tocco maestoso.
Con questa formazione, gli Yes pubblicarono Fragile (1971), il loro primo grande successo commerciale, trainato dal singolo “Roundabout”. L’album presentava anche composizioni individuali di ciascun membro, mostrando il talento collettivo della band.
L’anno successivo, Close to the Edge (1972) consolidò il loro status di maestri del rock progressivo. La title track, una suite epica di 18 minuti, è ancora oggi considerata uno dei vertici del genere, con strutture complesse e un’esecuzione impeccabile.
Le Ambizioni Crescono: Racconti dagli oceani topografici
Nel 1973, gli Yes pubblicarono Tales from Topographic Oceans , un doppio album basato su concetti spirituali tratti dalla letteratura indiana. L’album, lungo e complesso, divide il pubblico e la critica, ma dimostrò l’ambizione illimitata della band. Nonostante le critiche, il lavoro è considerato un capolavoro visionario da molti fan del prog rock.
Durante questo periodo, però, le tensioni interne iniziarono a crescere. Rick Wakeman, frustrato dalle lunghe sessioni di registrazione, lasciò la band poco dopo.
Una Band in Evoluzione: Relayer e Going for the One
Con l’arrivo di Patrick Moraz alle tastiere, gli Yes pubblicarono Relayer (1974), un album che mostrava influenze jazz fusion. La traccia principale, “The Gates of Delirium”, era una suite che rifletteva la maestria narrativa e musicale della band.
Nel 1977, Wakeman tornò nel gruppo, e con la formazione classica gli Yes registrarono Going for the One . Questo album ha segnato un ritorno nei brani più diretti, pur mantenendo la complessità caratteristica del loro stile.
Gli Anni ’80: La Rivoluzione di 90125
Gli anni Ottanta portarono grandi cambiamenti per gli Yes. Dopo una breve separazione, la band si riunirà con una nuova formazione che includeva Trevor Rabin, chitarrista e produttore sudafricano. Il risultato fu 90125 (1983), un album che adottava un approccio più accessibile e commerciale.
Il singolo “Owner of a Lonely Heart” divenne un successo mondiale, raggiungendo la vetta delle classifiche americane e portando gli Yes a un nuovo pubblico. Questo periodo segnò una trasformazione radicale per la band, che abbracciò elementi pop e sintetizzatori senza perdere la loro identità.
Gli Anni ’90: Tra Unioni E Divisioni
Negli anni Novanta, gli Yes sperimentarono vari e stili. L’album Union (1991) riunisce membri delle formazioni classiche e moderne, offrendo un mix di idee e influenze. Tuttavia, le tensioni dietro le quinte resero il periodo tumultuoso.
Nonostante ciò, album come Talk (1994) e Keys to Ascension (1996-1997) dimostrarono che la band era ancora capace di innovare, mantenendo viva la fiamma creativa.
Il Nuovo Millennio: Una Leggenda che Continua
Nel XXI secolo, gli Sì hanno continuato ad evolversi. Dopo la morte di Chris Squire nel 2015, unico membro presente in tutte le formazioni precedenti, la band ha dimostrato una straordinaria resilienza. Con l’album come The Quest (2021), hanno dimostrato di essere ancora rilevanti, attirando nuove generazioni di fan.
Curiosità sugli Yes
Le iconiche copertine degli album sono opera di Roger Dean, il cui stile visivo è diventato indissolubilmente legato alla band.
Rick Wakeman, noto per il suo amore per la teatralità, una volta si esibì con sei tastiere attorno a lui, trasformando il palco in uno spettacolo visivo.
La formazione degli Yes è cambiata più di 20 volte, rendendoli una delle band più “fluida” nella storia del rock.
Conclusione: Un Lascito Immortale
Con oltre cinque decenni di carriera, gli Yes hanno lasciato un’impronta indelebile nella storia della musica. Il loro viaggio, fatto di innovazione, passione e trasformazione, è un tributo al potere dell’arte di evolversi e ispirare. Dai giorni pionieristici di Fragile agli orizzonti moderni di The Quest , gli Yes continuano a rappresentare il cuore pulsante del rock progressivo.
discografia
discografia ⬇️⬆️
Yes | 1969 | Album di debutto che presenta un sound psichedelico e blues-rock, con influenze di gruppi come Cream e Jimi Hendrix. |
Time and a Word | 1970 | Album che segna un’evoluzione verso un suono più complesso e prog, con l’introduzione di elementi classici e sinfonici. |
The Yes Album | 1971 | Capolavoro del progressive rock, con brani epici come “Yours Is No Disgrace” e “Perpetual Change”. |
Fragile | 1971 | Album più sperimentale, con brani brevi e intensi, e la celebre suite “Roundabout”. |
Close to the Edge | 1972 | Considerato da molti il loro capolavoro assoluto, con la monumentale suite omonima che occupa quasi un intero lato del disco. |
Tales from Topographic Oceans | 1973 | Doppio album concept incentrato sulla filosofia indiana, con lunghe suite e un sound molto elaborato. |
Relayer | 1974 | Album più breve e diretto rispetto ai precedenti, con un sound più rock e meno complesso. |
Going for the One | 1977 | Ritorno alle sonorità più melodiche e commerciali, con brani come “Wonderous Stories”. |
Tormato | 1978 | Album che continua sulla scia di “Going for the One”, con un sound più pop e orecchiabile. |
Drama | 1980 | Ultimo album con la formazione classica, caratterizzato da un sound più rock e diretto. |
90125 | 1983 | Album che rilancia la band a livello internazionale, con un sound più sintetico e commerciale, e hit come “Owner of a Lonely Heart”. |
Big Generator | 1987 | Album che continua sulla scia del successo di “90125”, con un sound più rock e meno commerciale. |
Union | 1991 | Album che riunisce diverse formazioni della band, con un sound che spazia dal prog al pop. |
Talk | 1994 | Album più intimo e acustico, con canzoni più brevi e melodiche. |
Keys to Ascension | 1996 | Doppio album live e in studio, che celebra la storia della band. |
Open Your Eyes | 1997 | Album che segna un ritorno alle sonorità più prog, con un sound più complesso e stratificato. |
The Ladder | 1999 | Album più introspettivo e acustico, con canzoni che parlano di amore e perdita. |
Magnification | 2001 | Album che vede la collaborazione con l’Orchestra of St. John’s, con un sound più sinfonico e orchestrale. |
Fly from Here | 2011 | Album che segna il ritorno di Steve Howe, con un sound che fonde elementi del passato con sonorità più moderne. |
Heaven & Earth | 2014 | Album che continua l’esplorazione di sonorità prog e rock, con un sound più maturo e raffinato. |
The Quest | 2019 | Album che celebra il 50° anniversario della band, con un sound che riprende le radici del progressive rock. |
Mirror to the Sky | 2023 | Ultimo album in studio, che presenta un sound più moderno e accessibile, con influenze di musica elettronica. |
T-Shirt
curiosità
Un cambio di nome in extremis
Prima di adottare il nome Yes, la band aveva considerato chiamarsi “Life” o “World”. Fu il chitarrista Peter Banks a suggerire “Yes”, apprezzando la sua semplicità e il senso di positività che trasmetteva.
Rick Wakeman e il pollo al curry sul palco
Durante una performance di Tales from Topographic Oceans , Rick Wakeman, annoiato dalla complessità e lunghezza dell’album, si fece portare del pollo al curry che consumò dietro le tastiere mentre continuava a suonare.
Roger Dean e l’ispirazione delle copertine
Le copertine degli Yes, create dall’artista Roger Dean, sono ispirate ai paesaggi di Dartmoor e dell’Asia. Dean stesso ha dichiarato che le immagini futuristiche e oniriche rappresentano il legame tra musica e immaginazione.
La leggenda del logo
Il famoso logo degli Yes, progettato da Roger Dean, non era previsto per essere permanente. Tuttavia, il suo design accattivante divenne un simbolo riconoscibile della band, accompagnandoli per decenni.
Una suite che cambiò la batteria
La suite “The Gates of Delirium” dall’album Relayer include una sezione di percussioni così intensa che il batterista Alan White sperimentò nuovi approcci al suono, diventando un punto di riferimento per batteristi prog.
La chitarra di Steve Howe in sala d’attesa
Durante le sessioni di registrazione, Steve Howe era noto per suonare costantemente, anche mentre aspettava che gli altri membri completassero le loro parti. Questo incessante esercizio portò alla creazione di melodie che finirono nei brani finali.
Tensioni sul palco
Durante un tour negli anni ’70, Rick Wakeman e Jon Anderson litigarono così tanto su un arrangiamento che Anderson si rifiutò di parlare con lui per il resto del tour, comunicando solo tramite intermediari.
Gli Sì “alternativi”
Negli anni ’80, quando la band si separò temporaneamente, membri originali come Jon Anderson, Steve Howe e Rick Wakeman formarono una versione alternativa degli Yes, chiamata “Anderson Bruford Wakeman Howe”, portando avanti lo stile prog senza il nome ufficiale.
Collaborazioni cinematografiche
Gli Yes hanno collaborato con il regista Oliver Stone per la colonna sonora del film Wall Street (1987), contribuendo con il brano “Owner of a Lonely Heart”.
Chris Squire e il suo basso unico
Chris Squire usava un basso Rickenbacker 4001 modificato, caratterizzato da un timbro distintivo che definisce il suono degli Yes. Il suo strumento è diventato un’icona del rock progressivo.
Il Guinness dei primati per le variazioni di formazione
Gli Yes detengono un record non ufficiale per il numero di cambi di formazione: oltre 20 membri si sono alternati nel corso della loro carriera.
L’idea di un album nello spazio
Jon Anderson aveva proposto di registrare un album nello spazio, a bordo di una stazione orbitale, come simbolo di connessione universale. Sebbene il progetto non si sia mai realizzato, dimostra la loro visione fuori dagli schemi.
libri
Yes. Gli anni d'oro
Tra il 1969 e il 1980, gli Yes si affermano come pionieri del progressive rock, creando una musica originale e innovativa, vendendo oltre venti milioni di dischi, superando sfide e trasformazioni.