

Joy Division: La luce e l’ombra di una rivoluzione sonora
Il vento gelido di Manchester soffiava tra i vicoli industriali, mentre una nuova generazione cercava disperatamente di trovare una voce. Il punk aveva scosso le fondamenta del rock, ma per alcuni giovani inquieti non bastava urlare la propria rabbia: serviva qualcosa di più profondo, oscuro e viscerale. Fu in questo scenario che nacquero i Joy Division, una band destinata a scolpire il proprio nome nella storia della musica con un suono inconfondibile, capace di evocare inquietudine, malinconia e bellezza.
Le origini: da Warsaw a Joy Division
La storia comincia nel 1976, all’indomani di un concerto dei Sex Pistols alla Lesser Free Trade Hall di Manchester. Bernard Sumner e Peter Hook, due giovani amici appassionati di musica, rimasero folgorati dall’energia grezza del punk e decisero di formare una band. Con l’aggiunta di Ian Curtis alla voce e Stephen Morris alla batteria, il gruppo inizialmente si chiamò Warsaw, ispirato a una canzone di David Bowie, “Warszawa”. Ma il destino aveva in serbo un’evoluzione.
Nel 1978, per evitare confusioni con un’altra band chiamata Warsaw Pakt, il quartetto scelse un nuovo nome: Joy Division, un riferimento agghiacciante a un romanzo sulla Seconda Guerra Mondiale che descriveva le “divisioni della gioia”, sezioni di bordelli nei campi di concentramento nazisti. Il nome rifletteva perfettamente l’estetica cupa e decadente che la band stava per sviluppare.
Unknown Pleasures: il suono della desolazione
Prodotto da Martin Hannett, il primo album della band, “Unknown Pleasures”, uscì nel 1979 per la Factory Records. Il suono del disco era rivoluzionario: il basso di Hook era melodico e ipnotico, la chitarra di Sumner tagliente e atmosferica, la batteria di Morris robotica e minimale. E poi c’era Ian Curtis, con la sua voce profonda e inquietante, che cantava di alienazione, ansia e disperazione esistenziale.
L’iconica copertina dell’album, con l’ormai celebre grafico delle pulsar progettato da Peter Saville, divenne immediatamente un simbolo del post-punk. Brani come “Disorder”, “She’s Lost Control” e “New Dawn Fades” definirono un’estetica sonora che sarebbe stata imitata per decenni.
Closer e la tragedia di Ian Curtis
Il 1980 avrebbe dovuto essere l’anno della consacrazione. La band aveva già registrato il suo secondo album, “Closer”, un lavoro ancora più oscuro e raffinato del precedente. Tuttavia, dietro la crescente popolarità della band si nascondeva una tragica realtà: Ian Curtis soffriva di epilessia e la pressione del successo, unita ai problemi personali e alla sua instabilità emotiva, divenne insostenibile.
Nella notte tra il 17 e il 18 maggio 1980, Curtis si tolse la vita impiccandosi nella sua casa di Macclesfield, a soli 23 anni. Il suo suicidio segnò la fine dei Joy Division e trasformò la band in leggenda.
L’eredità di Joy Division
Dopo la morte di Curtis, Sumner, Hook e Morris decisero di continuare con un nuovo nome: New Order. La loro musica avrebbe preso una direzione più elettronica, incorporando elementi dance e sintetizzatori, ma il fantasma dei Joy Division non li avrebbe mai abbandonati.
L’influenza della band è rimasta indelebile nel tempo. Intere generazioni di musicisti hanno tratto ispirazione dal loro sound malinconico e dalla loro estetica post-industriale. Artisti come The Cure, Interpol, Editors e persino Nine Inch Nails hanno reso omaggio al loro lascito.
Joy Division non è solo una band: è un’esperienza, un viaggio nei meandri più oscuri dell’animo umano. E mentre “Love Will Tear Us Apart” continua a risuonare nelle anime di chi cerca la bellezza nella tristezza, la loro musica rimane immortale, proprio come il mito di Ian Curtis.
discografia ⬇️⬆️
Unknown Pleasures | 1979 | Il debutto della band, con un sound oscuro e atmosferico. Include “Disorder” e “She’s Lost Control”. |
Closer | 1980 | Il secondo e ultimo album in studio, pubblicato dopo la morte di Ian Curtis. Include “Atmosphere” e “Isolation”. |
Still | 1981 | Una raccolta postuma di brani inediti, demo e registrazioni live. Include “Ceremony” e “Love Will Tear Us Apart”. |
T-Shirt
curiosità
Il nome che non era: Varsavia
Prima di diventare Joy Division, la band si chiamava Varsavia , ispirandosi alla canzone Warszawa di David Bowie. Tuttavia, cambiarono il nome per evitare confusione con un’altra band londinese chiamata Varsavia Pakt.
Le origini del nome Joy Division
Il nome “Joy Division” deriva da un romanzo del 1955 intitolato House of Dolls di Ka-Tzetnik 135633, che descriveva le “Joy Divisions”, ovvero i bordelli nei campi di concentramento nazisti. Questo causò diverse polemiche e accuse di simpatia per l’estrema destra, accusa che la band ha sempre respinto.
Il poster che convince Ian Curtis a unirsi alla band
Ian Curtis si unì ai Joy Division dopo aver visto un annuncio affisso da Bernard Sumner e Peter Hook in un negozio di dischi di Manchester. Il cartello diceva semplicemente: “Cercasi cantante influenzata da Iggy Pop ei Velvet Underground” . Curtis si presentò subito, e fu l’unico candidato
libri

È mia la colpa. La vita dei Joy Division
I Joy Division hanno tracciato una linea d’ombra nel rock, narrando il tormento della gioventù. Questa graphic novel ricostruisce e evoca la loro grandezza, ancora oggi in continua crescita.

joy division
I Joy Division, con due album e pochi singoli, rivelarono la bellezza dell’oscurità. Nonostante mercificazioni e Blue Monday dei New Order, la loro mistica è rimasta intatta nel tempo.

Joy Division. Tutta la storia
I Joy Division hanno ridefinito il rock con il loro sound oscuro e ipnotico. Peter Hook racconta, senza filtri, la storia della band, tra successi, tragedie e un’eredità musicale indelebile.

Ian Curtis & Joy Division
Nati come Warsaw, divenuti Joy Division, segnarono il post-punk con oscuri testi esistenzialisti. Questo libro narra la loro parabola musicale e la tragica vita di Ian Curtis, icona fragile e tormentata.