Giuseppe “Pino” Daniele nasce il 19 marzo 1955 a Napoli, in un’Italia che stava cambiando pelle, divisa tra il peso della tradizione e la voglia di modernità. Cresce nei vicoli di un centro storico vivo e pulsante, dove la musica è un linguaggio quotidiano, un’energia che scorre tra le strade e i quartieri popolari. La sua infanzia è segnata dal suono delle canzoni napoletane classiche, ma anche dal jazz e dal blues che iniziano a fare breccia nel cuore di un giovane destinato a rivoluzionare la canzone partenopea.
Nel 1977, Pino Daniele pubblica il suo primo album, Terra mia, un lavoro che unisce la tradizione musicale napoletana con sonorità innovative. Il brano omonimo e la celebre Napule è diventano manifesti di un nuovo modo di fare musica: un blues mediterraneo, intriso di poesia e denuncia sociale.
La sua carriera decolla rapidamente, e negli anni successivi pubblica album che segnano la storia della musica italiana: Pino Daniele (1979) e Nero a metà (1980) definiscono ulteriormente il suo stile inconfondibile. Il blues, il jazz, la musica partenopea e il rock si fondono in una miscela unica, capace di parlare a più generazioni. Con brani come Je so’ pazzo, Quanno chiove e A me me piace ‘o blues, Daniele si impone come una delle voci più originali e carismatiche della musica italiana.
Negli anni ’80 e ’90, Pino Daniele continua a sperimentare e a collaborare con artisti internazionali del calibro di Pat Metheny, Eric Clapton, Chick Corea e Wayne Shorter. Il suo album Bella ‘mbriana (1982) conferma il suo status di innovatore, mentre Sciò live (1984) cattura l’energia esplosiva delle sue esibizioni dal vivo.
Nel 1987 pubblica Bonne soirée, un disco che spazia dal pop al jazz, e nel 1991 esce Un uomo in blues, dove il suo amore per il genere blues raggiunge nuove vette. Brani come Quando, Yes I Know My Way e Che Dio ti benedica diventano inni generazionali, esprimendo un mix di malinconia e speranza che caratterizza tutta la sua produzione artistica.
Nonostante il successo internazionale, Pino Daniele non ha mai dimenticato Napoli, la sua città d’origine, spesso protagonista delle sue canzoni. Il suo stile evolve continuamente, passando per sonorità latine, influenze arabe e nuove sperimentazioni sonore. Gli anni 2000 vedono l’artista continuare a produrre musica di altissimo livello con album come Medina (2001) e Passi d’autore (2004), che esplorano nuove dimensioni musicali senza mai perdere l’anima blues e napoletana.
Negli ultimi anni della sua carriera, Pino Daniele si concentra sulle collaborazioni con vecchi amici e giovani talenti, sempre alla ricerca di nuove sonorità. Il concerto-evento del 2008 con la band storica al Palapartenope di Napoli rappresenta un ritorno alle radici, un omaggio alla città che lo ha visto nascere e crescere artisticamente.
Il 4 gennaio 2015, il mondo della musica perde una delle sue voci più intense e autentiche. Pino Daniele muore improvvisamente a causa di un infarto, lasciando un vuoto incolmabile nel panorama musicale italiano. Tuttavia, le sue canzoni continuano a vivere, testimoniando l’eredità di un artista capace di trasformare il dolore e la bellezza della sua terra in melodie senza tempo.
discografia
Terra mia | 1977 | Album di debutto, con un mix di blues, jazz e tradizione napoletana. |
Pino Daniele | 1979 | Secondo album, che include il successo “Napule è”. |
Nero a metà | 1980 | Uno dei suoi capolavori, con brani iconici come “Quanno chiove”. |
Vai mo’ | 1981 | Album che consolida il suo stile unico, con influenze blues e rock. |
Bella ‘mbriana | 1982 | Un lavoro più sperimentale, con sonorità jazz e world music. |
Musicante | 1984 | Album che segna una svolta verso sonorità più elettroniche e internazionali. |
Bonnie & Clyde | 1985 | Collaborazione con Richie Havens, con un sound blues e folk. |
Ferryboat | 1985 | Registrato a New York, con influenze jazz e fusion. |
Yes I Know My Way | 1988 | Album in inglese, che segna un’apertura verso il mercato internazionale. |
Un uomo in blues | 1991 | Ritorno alle radici blues, con un suono più intimo e personale. |
Sotto ‘o sole | 1991 | Raccolta di successi riarrangiati in versione acustica. |
Che Dio ti benedica | 1993 | Album con temi spirituali e sociali, con un sound ricco e variegato. |
Non calpestare i fiori nel deserto | 1995 | Un lavoro introspettivo, con influenze world music e jazz. |
Dimmi cosa succede sulla Terra | 1997 | Album che riflette sulla società moderna con il suo stile unico. |
Tutto questo | 2005 | Ritorno alle origini, con un mix di blues, jazz e tradizione napoletana. |
Il mio nome è Pino Daniele e vivo qui | 2009 | Album autobiografico, con collaborazioni prestigiose. |
Boogie Boogie Man | 2010 | Un omaggio al blues, con un sound energico e coinvolgente. |
La grande madre | 2012 | Ultimo album in studio, con temi profondi e un suono ricco di influenze. |
Pino Daniele e Massimo Troisi erano più che amici: erano due facce della stessa Napoli. Si capivano al volo, senza bisogno di troppe parole. Troisi voleva sempre Pino per le musiche dei suoi film, e così è stato per “Ricomincio da tre” (1981) , “Le vie del Signore sono finite” (1987) e altri lavori.
Si racconta che durante le riprese di “Il postino” , Massimo, ormai gravemente malato, ascoltasse spesso le canzoni di Pino per trovare conforto. Pino gli dedicò più tardi il brano “Quando” , una delle sue canzoni più emozionanti.
Nel 2011, al PalaPartenope di Napoli, Pino Daniele si esibì con Eric Clapton , il suo idolo e amico. Fu un evento storico: Clapton, uno dei più grandi chitarristi di sempre, suonava al fianco di un napoletano che aveva fatto del blues la sua bandiera.
I due suonarono insieme brani iconici come “Napule è” , lasciando il pubblico senza fiato. Clapton, colpito dal talento di Pino, lo definisce “uno dei più grandi chitarristi e cantautori europei” .
Pino Daniele non amava stare sotto i riflettori. Era un artista timido, riservato. Il suo primo concerto ufficiale , nel 1977, fu un disastro… per lui! Emozionato, sbagliò alcuni accordi e temeva di aver rovinato tutto.
Ma il pubblico, incantato dalla sua voce e dal suo talento, non si accorse di nulla e lo accolse con un’ovazione. Quel giorno capì che il palco sarebbe diventato la sua casa, nonostante l’ansia.
La chitarra più famosa di Pino era una Gibson ES-175 , la stessa che usava nei suoi primi album. Nel tempo, collezionò strumenti iconici, tra cui una Fender Stratocaster bianca e una Gibson J-200 .
Un aneddoto curioso? Quando Eric Clapton vide la sua Gibson, gli disse scherzando: “Se un giorno non la vuoi più, chiamami!” .
Pino Daniele era un ottimo cuoco! Amava la cucina napoletana e spesso invitava amici musicisti a casa sua per scene improvvisate. Il suo piatto forte? Gli spaghetti alle vongole .
Una volta, durante una tournée, decise di cucinare personalmente per tutta la band. Il problema? Gli ingredienti napoletani erano difficili da trovare all’estero, e lui passò ore a cercare i prodotti giusti!
Uno dei suoi brani più celebri, “Je so’ pazzo” , è nato quasi per gioco. Durante una serata tra amici, Pino improvvisò una melodia e iniziò a cantare quel ritornello quasi ridendo.
La canzone piacque così tanto che decise di lavorarci su e inciderla. Oggi è uno dei pezzi più iconici della sua carriera.
Nel 1980, Pino Daniele trovò a suonare nello stesso festival di Bob Marley in Italia. Il re del reggae, incuriosito da quel ragazzo napoletano che mischiava blues e musica mediterranea, volle conoscerlo.
Si racconta che Marley ascoltò alcune sue canzoni e gli disse: “Tu hai il soul dentro” , riconoscendo in Pino un artista con un’anima musicale profonda.
Nonostante il suo successo, Pino Daniele non partecipò mai al Festival di Sanremo .
Gli vennero fatte diverse proposte, ma lui rifiutò sempre: “La mia musica è libera, non voglio legarla a una gara” , diceva. Per lui, la musica doveva essere pura espressione artistica, lontana da logiche commerciali.
Pino Daniele morì improvvisamente il 4 gennaio 2015 . Poco prima, aveva telefonato a un amico dicendogli: “Sto tornando a Napoli” .
Quel ritorno purtroppo non avvenne, ma la sua città non lo ha mai dimenticato. Ancora oggi, nei vicoli e nelle piazze di Napoli, la sua voce risuona come un’eco senza tempo.
libri
La biografia di Pino Daniele, raccontata attraverso le memorie di Alessandro Daniele, rivela l'infanzia, l'ascesa musicale e il successo internazionale del leggendario cantautore napoletano. Questo libro offre uno sguardo intimo sulla vita e le opere di uno dei più grandi artisti italiani.
La biografia commemora il quinto anniversario della scomparsa di Pino Daniele, narrando la sua vita dalle strade di Napoli fino alle collaborazioni internazionali, celebrando il suo contributo alla musica napoletana e d'autore.
Questo volume raccoglie una vasta selezione di testi, fotografie e aneddoti che illustrano il percorso artistico di Daniele, dalle sue radici napoletane fino al suo successo internazionale.
Un viaggio alla scoperta della Napoli musicale che ha forgiato e ispirato l'arte di Pino Daniele.
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