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Howlin' Wolf

 

Howlin’ Wolf: La Leggenda del Blues che Ululò alla Luna

Nella calura afosa del Delta del Mississippi, dove il fiume scorre lento e la terra sembra cantare storie di dolore e redenzione, nacque una delle voci più potenti e iconiche del blues: Chester Arthur Burnett, meglio conosciuto come Howlin’ Wolf. La sua vita fu un viaggio attraverso la povertà, la lotta e la gloria, un’odissea che lo portò dalle piantagioni di cotone ai palcoscenici più prestigiosi del mondo. La sua musica, grezza e viscerale, divenne il grido di un’anima tormentata, capace di toccare il cuore di chiunque l’ascoltasse.

Le Radici nel Delta: Infanzia e Primi Anni

Howlin’ Wolf nacque il 10 giugno 1910 a White Station, nel Mississippi. Figlio di Leon “Dock” Burnett e Gertrude Jones, Chester crebbe in una famiglia povera, dove il lavoro nei campi di cotone era l’unica certezza. Fin da bambino, fu esposto alla musica gospel nelle chiese locali, ma fu l’incontro con il blues a cambiare per sempre il corso della sua vita.

Il giovane Chester rimase affascinato dalle sonorità del Delta, influenzato da artisti come Charley Patton, uno dei padri del Delta blues. Patton non fu solo un’ispirazione musicale, ma anche un mentore. Fu lui a insegnare a Chester i primi accordi sulla chitarra e a introdurlo al mondo della musica professionale. Tuttavia, la strada per il successo non fu semplice. Howlin’ Wolf trascorse gran parte della sua giovinezza lavorando nei campi, suonando nei juke joint locali e perfezionando il suo stile unico.

La Nascita di Howlin’ Wolf: Il Nome e lo Stile

Il soprannome “Howlin’ Wolf” (il Lupo che Ulula) fu coniato durante la sua infanzia. Sua nonna, una donna severa e religiosa, lo rimproverava spesso per il suo comportamento indisciplinato, paragonandolo a un lupo. Chester abbracciò quel nome, trasformandolo in un’identità artistica che avrebbe lasciato un’impronta indelebile nella storia del blues.

La voce di Howlin’ Wolf era qualcosa di straordinario: potente, graffiante, quasi primordiale. Quando cantava, sembrava che il dolore e la passione di un’intera generazione uscissero dalla sua gola. Il suo stile di chitarra, influenzato da Patton, era altrettanto distintivo, caratterizzato da riff potenti e ritmi ipnotici. Ma fu la sua presenza scenica a renderlo unico. Alto quasi due metri, con una corporatura imponente e uno sguardo intenso, Howlin’ Wolf dominava il palco come pochi altri artisti potevano fare.

Il Trasferimento a Chicago: La Rivoluzione del Blues Elettrico

Negli anni ’40, Howlin’ Wolf si trasferì a West Memphis, Arkansas, dove iniziò a suonare regolarmente alla radio e a esibirsi nei locali notturni. Fu lì che incontrò Ike Turner, un giovane produttore e musicista che lo aiutò a registrare alcuni dei suoi primi successi, tra cui “How Many More Years” e “Moanin’ at Midnight”. Questi brani attirarono l’attenzione di Leonard Chess, fondatore della Chess Records, che convinse Howlin’ Wolf a trasferirsi a Chicago nel 1952.

Chicago era il cuore pulsante del blues elettrico, un genere che stava rivoluzionando la musica americana. Howlin’ Wolf si adattò rapidamente al nuovo stile, amplificando la sua chitarra e aggiungendo una sezione ritmica ai suoi brani. Collaborò con alcuni dei migliori musicisti dell’epoca, tra cui Hubert Sumlin, il cui stile di chitarra divenne un elemento fondamentale del sound di Howlin’ Wolf.

I Successi e l’Impatto Culturale

Negli anni ’50 e ’60, Howlin’ Wolf pubblicò una serie di album e singoli che lo resero una leggenda del blues. Brani come “Smokestack Lightning”, “Spoonful”, “Back Door Man” e “Killing Floor” divennero classici del genere, influenzando generazioni di musicisti. La sua musica era un mix di tradizione e innovazione, radicata nel Delta blues ma aperta alle nuove tendenze del rock and roll e del rhythm and blues.

Howlin’ Wolf non fu solo un musicista di talento, ma anche un abile imprenditore. A differenza di molti suoi colleghi, riuscì a mantenere il controllo sui suoi diritti d’autore e a gestire la sua carriera con intelligenza. Questo gli permise di vivere una vita relativamente agiata, lontana dalle difficoltà finanziarie che afflissero molti artisti blues.

L’Eredità di Howlin’ Wolf

Howlin’ Wolf continuò a suonare e a registrare fino alla fine dei suoi giorni, nonostante i problemi di salute legati a un infarto e a una malattia renale. Morì il 10 gennaio 1976 a Hines, Illinois, lasciando un vuoto immenso nel mondo della musica. Tuttavia, la sua eredità è ancora viva e vibrante.

Artisti come The Rolling StonesEric ClaptonLed Zeppelin e Jimi Hendrix hanno citato Howlin’ Wolf come una delle loro maggiori influenze. La sua musica è stata reinterpretata innumerevoli volte, e il suo stile continua a ispirare nuovi generi, dal rock al punk, dal soul al rap.

Conclusione: Il Lupo che Ululò alla Luna

Howlin’ Wolf non fu solo un musicista; fu un narratore, un poeta, un uomo che trasformò il dolore in arte. La sua vita fu una testimonianza della resilienza dello spirito umano, capace di superare le avversità e di trovare la bellezza anche nelle situazioni più difficili. Oggi, il suo ululato risuona ancora, un richiamo potente che ci ricorda le radici profonde del blues e il potere della musica di unire, guarire e ispirare.

Se vuoi scoprire di più su Howlin’ Wolf, ascolta i suoi classici, immergiti nelle sue storie e lasciati trasportare dalla sua voce. Perché, come disse una volta: “Il blues non è nient’altro che un uomo che cerca di esprimere i suoi sentimenti”. E Howlin’ Wolf lo fece come nessun altro.

TitoloAnnoDescrizione
Moanin’ in the Moonlight1959Il primo album di Howlin’ Wolf, una raccolta di singoli registrati tra il 1951 e il 1958. Include classici come “Smokestack Lightning” e “Evil”.
Howlin’ Wolf1962Conosciuto anche come “The Rockin’ Chair Album”, include brani iconici come “Spoonful” e “The Red Rooster”.
The Real Folk Blues1966Una raccolta di brani blues tradizionali, che mostra il lato più autentico e crudo di Howlin’ Wolf.
More Real Folk Blues1967Seguito di “The Real Folk Blues”, con altre gemme del repertorio di Wolf, tra cui “Killing Floor”.
The Howlin’ Wolf Album1969Un tentativo di modernizzare il sound di Wolf con influenze psichedeliche, non sempre apprezzato dai puristi.
Message to the Young1971Un album che cerca di avvicinarsi alle nuove generazioni, con un sound più sperimentale e testi sociali.
The Back Door Wolf1973L’ultimo album in studio di Howlin’ Wolf, con brani potenti come “Moving” e “Coon on the Moon”.
London Revisited1974Registrato con Eric Clapton e altri musicisti britannici, un incontro tra il blues di Wolf e il rock inglese.
Change My Way1975Una raccolta postuma di brani registrati negli anni ’70, che mostra l’evoluzione del sound di Wolf.
   
   
   
The Genuine Article1997Una raccolta completa che ripercorre la carriera di Wolf, dai primi successi alle ultime registrazioni.
Howlin’ Wolf Rides Again2003Una raccolta di brani live e in studio, che mostra la potenza di Wolf sul palco.
   
   

T-Shirt

curiosità

L’Origine del Nome “Howlin’ Wolf”

Il soprannome “Howlin’ Wolf” (il Lupo che Ulula) gli fu dato da suo nonno, che lo rimproverava spesso per il suo comportamento indisciplinato. Da bambino, Chester era irrequieto e amava correre nei boschi, e suo nonno lo paragonava a un lupo selvaggio. Chester abbracciò questo nome, trasformandolo in un’identità artistica che avrebbe fatto tremare i palcoscenici di tutto il mondo.


La Voce che Spaventava

La voce di Howlin’ Wolf era così potente e unica che spesso lasciava il pubblico a bocca aperta. Si dice che durante un concerto, la sua voce fosse così forte da far cadere il microfono dal supporto. In un’occasione, mentre registrava in studio, il tecnico del suono dovette abbassare il volume perché la sua voce distorceva l’equipaggiamento.


Un Gigante sulla Scena

Howlin’ Wolf era un uomo imponente, alto quasi due metri e con una corporatura massiccia. La sua presenza scenica era intimidatoria, ma nonostante ciò, era noto per il suo carattere gentile e umile. Una volta, durante un concerto, un fan ubriaco salì sul palco e cercò di attaccarlo. Wolf lo sollevò con una mano e lo portò giù dal palco senza fargli del male, dicendo: “Non è il posto giusto per te, amico.”


La Rivalità con Muddy Waters

Howlin’ Wolf e Muddy Waters erano due dei più grandi nomi del blues di Chicago, ma la loro relazione era complicata. Entrambi erano artisti di punta della Chess Records, e si dice che ci fosse una certa rivalità tra i due. Tuttavia, nonostante i contrasti professionali, si rispettavano profondamente. Wolf una volta disse: “Muddy è un brav’uomo, ma io sono il lupo!”


Un Uomo d’Affari Astuto

A differenza di molti artisti blues dell’epoca, Howlin’ Wolf era molto attento ai suoi affari. Si assicurò di mantenere i diritti d’autore sulle sue canzoni e gestì la sua carriera con grande intelligenza. Questo gli permise di vivere una vita relativamente agiata, evitando le trappole finanziarie in cui caddero molti suoi colleghi.


L’Amore per la Famiglia

Nonostante la sua carriera musicale, Howlin’ Wolf era un uomo di famiglia. Si sposò due volte e ebbe diversi figli. Era noto per essere un padre affettuoso e un marito devoto. Una volta rifiutò un tour redditizio perché non voleva stare lontano dalla sua famiglia per troppo tempo.


La Passione per l’Agricoltura

Oltre alla musica, Howlin’ Wolf aveva una grande passione per l’agricoltura. Possedeva una fattoria in Illinois, dove coltivava verdure e allevava animali. Spesso, dopo i concerti, tornava alla sua fattoria per lavorare la terra. Diceva che il lavoro nei campi lo aiutava a rimanere con i piedi per terra.


Il Rifiuto del Rock and Roll

Nonostante il suo successo nel blues elettrico, Howlin’ Wolf non amava particolarmente il rock and roll. Una volta disse: “Il rock and roll è solo blues veloce, ma non ha la stessa anima.” Tuttavia, molti artisti rock, come The Rolling Stones e Led Zeppelin, lo consideravano una delle loro maggiori influenze.


La Collaborazione con i Giovani Artisti

Negli anni ’60, Howlin’ Wolf collaborò con molti giovani artisti rock, tra cui Eric Clapton e The Rolling Stones. Durante una sessione di registrazione con Clapton, Wolf si rifiutò di suonare se non gli fosse stato pagato in anticipo. Clapton, divertito, accettò immediatamente, dimostrando il rispetto che aveva per il leggendario bluesman.


La Battaglia con la Salute

Negli ultimi anni della sua vita, Howlin’ Wolf lottò contro problemi di salute, tra cui un infarto e una malattia renale. Nonostante ciò, continuò a suonare e a registrare fino alla fine. Una delle sue ultime apparizioni fu nel programma televisivo “The Midnight Special”, dove si esibì seduto su una sedia a causa delle sue condizioni di salute.


L’Influenza sulla Cultura Pop

Howlin’ Wolf non ha influenzato solo la musica, ma anche la cultura popolare. Il suo brano “Smokestack Lightning” è stato utilizzato in numerosi film, serie TV e spot pubblicitari. Inoltre, il suo stile e la sua personalità hanno ispirato personaggi cinematografici e letterari.


Il Tributo Postumo

Dopo la sua morte nel 1976, Howlin’ Wolf è stato celebrato in numerosi modi. È stato inserito nella Rock and Roll Hall of Fame nel 1991 e nella Blues Hall of Fame. Nel 2011, la sua casa a Chicago è stata dichiarata un sito storico.


La Filosofia di Vita

Howlin’ Wolf era noto per la sua filosofia semplice ma profonda. Diceva spesso: “Il blues non è nient’altro che un uomo che cerca di esprimere i suoi sentimenti.” Credeva che la musica fosse un modo per condividere il dolore e la gioia, e che ogni canzone dovesse venire dal cuore.

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Howlin' Wolf. I'm the wolf Testi commentati

I'm the wolf Testi commentati

Howlin’ Wolf, soprannome di Chester Arthur Burnett, fu un gigante del blues: voce tonante, autore geniale e interprete unico. Con brani come "Spoonful" e "Little Red Rooster", influenzò rockstar come i Rolling Stones e Led Zeppelin, lasciando un'eredità musicale inossidabile.