Joe Bonamassa

Il Viaggio di un Prodigio del Blues-Rock
L’infanzia tra le sei corde
Joe Bonamassa nasce l’8 maggio 1977 a Utica, New York, in una famiglia dove la musica è più di una passione: è un’eredità. Il padre, appassionato collezionista di chitarre e grande fan del British blues, lo introduce fin da bambino ai dischi di Eric Clapton, Jeff Beck e ai riff che hanno fatto la storia del rock. A quattro anni, Joe Bonamassa riceve la sua prima chitarra; a undici è già allievo del leggendario Danny Gatton, che lo aiuta a sviluppare una tecnica fuori dal comune.
Smokin’ Joe e l’incontro con B.B. King
A dodici anni, Joe ha già una band tutta sua, gli Smokin’ Joe Bonamassa, che si esibisce nei club tra New York e Pennsylvania, rigorosamente nei weekend per non saltare la scuola. È in questi anni che avviene l’incontro che cambierà la sua vita: B.B. King lo nota e lo invita ad aprire i suoi concerti. Per un ragazzino, suonare venti date con il re del blues è un sogno che si avvera e un’investitura ufficiale: Joe è destinato a portare avanti la fiamma del blues.
Gli anni della formazione e Bloodline
Ancora adolescente, Bonamassa entra nei Bloodline, una superband di figli d’arte (tra cui i figli di Miles Davis e Robby Krieger). Anche se il gruppo non raggiunge il successo sperato, per Joe Bonamassa è una palestra fondamentale: impara a stare sul palco, a confrontarsi con musicisti navigati e a forgiare il proprio stile.
A New Day Yesterday: l’esordio solista
Nel 2000, a 23 anni, Joe Bonamassa pubblica il suo primo album solista, A New Day Yesterday. Il disco, che mescola cover di classici e brani originali, riceve subito ottimi consensi e mette in luce la sua capacità di fondere blues, rock e virtuosismo chitarristico. Da qui inizia una carriera inarrestabile: Joe Bonamassa pubblica oltre venti album tra studio e live, molti dei quali raggiungono il primo posto nella Billboard Blues Chart.
Il suono Joe Bonamassa: tra vintage e modernità
Joe Bonamassa è un vero maniaco del suono. Colleziona chitarre e amplificatori vintage, tanto da trasformare le sue case di Los Angeles e Nashville in veri e propri musei (“Nerdville” e “Nerdville East”). Ma non è solo un feticista dello strumento: è un artista che rispetta la tradizione senza mai smettere di sperimentare. Nei suoi dischi si sente l’eco dei grandi del passato, ma anche una voce personale, moderna, capace di parlare a nuove generazioni di ascoltatori.
Il successo internazionale e i palchi leggendari
Joe Bonamassa conquista il pubblico di tutto il mondo con tour sold out e performance memorabili, come quella alla Royal Albert Hall di Londra. Suona al fianco di mostri sacri come Eric Clapton, Steve Winwood, Buddy Guy e Derek Trucks, e riceve tre nomination ai Grammy Awards. Ogni concerto è una celebrazione del blues, ma anche una sfida: Joe Bonamassa sale sul palco con la stessa fame e umiltà degli inizi, cercando sempre di superarsi.
La storia della chitarra più strana
Tra le tante chitarre della sua collezione, una ha una storia davvero incredibile: la “Bolin ’Burst”, una Gibson Les Paul Standard del 1960. Joe Bonamassa la cercò per dieci anni, finché riuscì a rintracciare il proprietario, David Brown, in Utah. Dopo aver concluso l’acquisto in contanti, Brown morì in un incidente d’auto e lasciò scritto alla figlia di aver “seppellito i soldi nel deserto”. Un aneddoto surreale che testimonia la passione e la determinazione di Bonamassa nel trovare strumenti unici.
L’uomo dietro la leggenda: disciplina, umiltà e ironia
Nonostante il successo, Joe Bonamassa resta un musicista disciplinato e autoironico. Da giovane, a New York, sopravviveva con panini al burro d’arachidi e ramen, sognando il successo tra una jam e l’altra. Oggi, tra una maratona di Law and Order e un giro in bici a Central Park, continua a studiare, suonare e perfezionarsi, consapevole che la vera sfida è contro se stessi.
Oltre la musica: filantropia e sostegno ai giovani
Joe Bonamassa non dimentica le proprie radici e si impegna attivamente per sostenere la musica. Con la sua Keeping the Blues Alive Foundation finanzia borse di studio e progetti educativi per le scuole, aiutando giovani musicisti e sostenendo colleghi in difficoltà, soprattutto durante la pandemia.
Un’identità unica nel blues contemporaneo
Joe Bonamassa è oggi riconosciuto come uno dei più grandi chitarristi blues-rock viventi, capace di fondere tecnica, passione e rispetto per la tradizione con una visione personale e innovativa. Il suo percorso è la prova che il blues non è solo un genere musicale, ma una forza vitale che si rinnova ogni giorno.
Epilogo: Il futuro del blues è adesso
Dai primi accordi suonati da bambino alle luci dei palchi più prestigiosi del mondo, Joe Bonamassa ha dimostrato che il blues è vivo e in continua evoluzione. Con il suo talento, la sua dedizione e la sua capacità di reinventarsi, continua a scrivere nuove pagine nella storia della musica, ispirando musicisti e appassionati ovunque.
discografia
discografia ⬇️⬆️
A New Day Now | 2000 | Debutto solista, mix di blues rock e influenze moderne. |
So, It’s Like That | 2002 | Album più orientato al rock, con sonorità più commerciali. |
Blues Deluxe | 2003 | Tributo al blues classico con cover e brani originali. |
Had to Cry Today | 2004 | Omaggio ai grandi del blues con un suono potente e chitarra virtuosa. |
You & Me | 2006 | Album maturo con influenze blues-rock e collaborazioni importanti. |
Sloe Gin | 2007 | Intenso e melodico, con cover blues e brani originali profondi. |
The Ballad of John Henry | 2009 | Mix di blues, rock e folk, ispirato alla leggenda di John Henry. |
Black Rock | 2010 | Registrato in Grecia, con influenze mediterranee e collaborazioni internazionali. |
Dust Bowl | 2011 | Sonorità più grezze, con guest star come John Hiatt e Vince Gill. |
Driving Towards the Daylight | 2012 | Album introspettivo con un sound blues-rock bilanciato. |
Different Shades of Blue | 2014 | Primo album con tutti brani originali, blues moderno con tocchi rock. |
Blues of Desperation | 2016 | Energico e potente, con riff pesanti e arrangiamenti corposi. |
Redemption | 2018 | Album emotivo che esplora temi di rinascita e speranza. |
Royal Tea | 2020 | Influenze britanniche, omaggio ai grandi del rock/blues inglese. |
Time Clocks | 2021 | Progressione artistica con sonorità più sperimentali e progressive. |
curiosità
Salvatore di chitarre vintage
Joe Bonamassa è celebre per la sua collezione di strumenti storici, ma non tutti sanno che una volta ha “salvato” una rara Gibson ES-335 del 1965 dalle mani di un giovane chitarrista punk che la stava maltrattando sul palco. Bonamassa, colpito dalla scena, si è avvicinato durante il concerto e ha offerto $32.000 in contanti per acquistarla al volo, portando così la chitarra nella sua collezione e, secondo lui, “mettendola finalmente al sicuro”.
Le chitarre dormono con lui
Bonamassa è talmente legato ai suoi strumenti che, secondo alcune testimonianze ironiche, lascia dormire le sue chitarre nel letto con lui, trattandole come membri di famigli.
Un prodigio precoce ispirato da Stevie Ray Vaughan
Anche se il padre possedeva un negozio di chitarre, fu ascoltando Stevie Ray Vaughan alla radio che Joe, a soli quattro anni, decise di dedicarsi anima e corpo allo strumento, senza più dubbi sulla sua strada musicale.
Un legame speciale con Warren Haynes
Da adolescente, Joe formò i Bloodline con Berry Oakley Jr., figlio del bassista degli Allman Brothers. Grazie a questa esperienza, conobbe Warren Haynes, che gli regalò la ballad “If Heartaches Were Nickels”. Questo brano segnò l’inizio di una profonda amicizia e di una lunga collaborazione, culminata in un memorabile duetto al Beacon Theatre di New York nel 2013.
Collaborazioni con i Jethro Tull
Tra le sue numerose collaborazioni, Joe vanta anche un’esperienza con i leggendari Jethro Tull, a testimonianza della sua versatilità e del rispetto che gode tra i grandi della musica.
Un vero stakanovista del palco
Bonamassa si esibisce in una media di 250 concerti sold-out all’anno in tutto il mondo, un ritmo impressionante che lo rende uno degli artisti più attivi e richiesti della scena blues-rock contemporanea.