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Porcupine Tree

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Le origini: uno scherzo che divenne leggenda

Il viaggio dei Porcupine Tree inizia non come un progetto grandioso, ma piuttosto come un gioco tra giovani musicisti. Era la fine degli anni Ottanta, quando il chitarrista e cantante Steven Wilson – all’epoca uno studente, appassionato di musica sperimentale e progressive rock – decide di registrare musica sotto il nome “Porcupine Tree” per divertimento, quasi per parodia del mondo underground britannico. Il nome, curioso e un po’ ironico, rifletteva lo humor e la volontà di non prendersi troppo sul serio. Pur così iniziata, quella decisione segnò l’inizio di un percorso che avrebbe rivoluzionato il rock progressivo.

Wilson, insieme a compagni e amici, pubblicò nei primi anni cassette autoprodotte. Questi demo acquisirono presto un seguito nel circuito underground, grazie alla loro fusione di elementi psichedelici anni ‘70, ambientazioni sonore evocative e un approccio inusuale al songwriting. Fu la scintilla che accese il motore della band.

Con il passare degli anni, Wilson reclutò nuovi membri, tra cui il tastierista Richard Barbieri (ex Japan) e il batterista Gavin Harrison, dando alla band una identità più solida e professionale. Era il momento in cui Porcupine Tree non era più solo un “gioco”, ma un’idea musicale seria: sperimentazione sonora, testi che scavavano nella psicologia, nell’angoscia esistenziale e nella riflessione sociale, uniti a sonorità progressive, metal, ambient e psichedelia.


L’ascesa: i primi album e la definizione di un suono unico

Negli anni Novanta, Porcupine Tree pubblicò una serie di album che attrassero attenzione crescente: album come Signify (1996) iniziarono ad avvicinare un pubblico più ampio, mostrando che la band non era solo per cultori del prog. Ma fu con l’uscita di In Absentia (2002) che avvenne la svolta: un suono più potente, riff metallici, ma anche l’anima sperimentale e atmosferica della band. Questo album segnò l’ingresso di Gavin Harrison alla batteria, segnando un cambio decisivo nella chimica del gruppo. 

A seguire, Deadwing (2005) consolidò la reputazione: i Porcupine Tree riuscirono a combinare metal, melodie, ambientazioni oniriche e strutture progressive in un mix coerente e potente. Come riportato di recente, “Deadwing” ha rappresentato per la band un momento di apice: «una pietra miliare del prog su fondamenta antiche». tCon Fear of a Blank Planet (2007), la band esplorò temi contemporanei: alienazione giovanile, tecnologia, isolamento. La capacità di parlare di oggi pur mantenendo un sound complesso fu una delle chiavi del loro successo.


Continuazione, pausa e ritorno: il decennio del silenzio e la rinascita

Dopo l’album The Incident (2009) – che segnò un doppio disco e un impegno creativo intenso – la band entrò in una fase di pausa. Wilson stesso si concentrò sulla carriera solista, i membri su altri progetti, e per quasi un decennio i Porcupine Tree rimasero in silenzio sul fronte album e tour.

Tuttavia, nel 2022 arrivò una notizia che sorprese molti: l’album Closure/Continuation, undicesimo disco in studio della band, fu finalmente pubblicato il 24 giugno 2022, segnando un ritorno sorprendente dopo 12 anni. 
L’album è stato registrato tra il 2011 e il 2021, spesso in segreto, e riflette la maturità della band, ora libera da pressioni commerciali, e desiderosa di esprimere se stessa senza compromessi.

Subito dopo l’uscita, seguì un tour mondiale che confermò che la band aveva ancora una forza e un seguito solidi. L’album della reunion raggiunse importanti posizioni nelle classifiche europee.


Il suono, i testi e l’identità musicale

Il marchio dei Porcupine Tree è la capacità di muoversi tra ambientazioni sonore: parti lente, melodiche, ambient e pian piano esplosioni di chitarra, ritmi intricati, atmosfere “oscure” e a volte gotiche, ma anche momenti di bellezza pura. I testi spesso affrontano temi quali la tecnologia, la condizione umana, l’inquietudine, l’alienazione, ma anche la speranza, il sogno e la fuga.

Richard Barbieri, con le tastiere e sintetizzatori, aggiunge quella patina elegante e sospesa; Gavin Harrison, una batteria esatta, complessa e sorprendente; Steven Wilson la voce, la chitarra, la direzione, e una visione che abbraccia il mondo contemporaneo e la tradizione prog.
La band ha saputo unire la fiducia dei fan più storici con la curiosità di un pubblico nuovo, senza rinunciare alla complessità musicale.


Cambi di formazione, collaborazioni e crescita

Nel corso della carriera, la formazione ha visto vari cambiamenti: il bassista storico Colin Edwin non ha partecipato all’album di reunion Closure/Continuation, sostituito da Nate Navarro. 
Questo ha segnato un nuovo capitolo: la band, pur mantenendo il nucleo centrale, ha dimostrato di sapersi adattare.
Collaborazioni con altri musicisti e progetti paralleli di Wilson hanno contribuito all’ampiezza di vedute della band, portando influenze variate.


I tour, la fama dal vivo e l’impatto culturale

I Porcupine Tree sono diventati una band da palcoscenico: il mix di luci, atmosfera e suono potente ha fatto sì che i concerti fossero eventi memorabili. L’accresciuta notorietà dopo In Absentia, Deadwing e Fear of a Blank Planet attirò l’attenzione internazionale.
Il ritorno nel 2022 e i concerti correlati hanno confermato che erano considerati “una pietra miliare del rock progressivo”. 
In questo senso, la band ha saputo costruire un’eredità: non solo per la musica prodotta, ma per l’impatto su generazioni di ascoltatori affamati di complessità, atmosfera e profondità emotiva.

On the Sunday of Life…1992Inizialmente concepito come un progetto scherzoso di musica psichedelica, è un collage di brani che spaziano dal pop al rock sperimentale, con evidenti influenze del periodo psichedelico.
Up the Downstair1993Segna il passaggio verso un suono più progressivo e ambizioso, con brani lunghi e strumentali che mescolano elettronica e rock psichedelico.
The Sky Moves Sideways1995Definito da molti il loro “Dark Side of the Moon”. È un album atmosferico e spaziale che consolida il loro stile space rock progressivo.
Signify1996Il primo album registrato come band completa. Introduce un suono più orientato al rock, con elementi di post-rock e di rock alternativo.
Stupid Dream1999Segna una transizione importante, con brani più strutturati e brevi, più vicini al rock melodico e meno alla lunga improvvisazione progressiva.
Lightbulb Sun2000Continua l’esplorazione del songwriting, bilanciando melodie accessibili con la complessità del rock progressivo, con un tocco malinconico.
In Absentia2002Il loro debutto con una major. Segna una svolta verso un suono heavy e dark, incorporando elementi metal e atmosfere cupe.
Deadwing2005Un concept album ispirato a una sceneggiatura horror, che mescola hard rock, metal progressivo e melodie malinconiche.
Fear of a Blank Planet2007Un concept album sulla generazione “Internet/techno-dipendente”. È un lavoro di metal progressivo oscuro e cinico, vincitore di un Grammy.
The Incident2009Un doppio album, la cui prima parte è composta da un unico brano di 55 minuti. Esplora l’isolamento e la vita moderna con un sound progressivo e intenso.
Closure/Continuation2022Pubblicato dopo una lunga pausa, mantiene un suono progressivo e complesso, con una rinnovata attenzione al groove e ai ritmi intricati.

Le difficoltà, le pause e le scelte coraggiose

Non tutto è stato semplice: tra le difficoltà ci sono state le lunghe pause, l’incertezza sul futuro, le decisioni di Wilson di privilegiare la carriera solista, e il rischio di essere “scambiati” per nostalgici piuttosto che innovatori. La sfida per la band è stata quella di non risultare ripetitivi, ma al contrario di evolvere.
Nel passaggio tra gli anni 2000 e 2010, la band dovette affrontare il cambiamento del mercato musicale, l’erosione delle vendite fisiche, la nuova era digitale. Scegliere di tornare con un album così dopo tanti anni è stata una decisione audace.


L’eredità e l’influenza

Oggi i Porcupine Tree sono riconosciuti come uno degli attori principali del rock progressivo contemporaneo. Il loro catalogo è ampiamente apprezzato non solo dai fan del genere, ma anche da musicisti che vedono in loro un riferimento per la fusione tra melodia, complessità e innovazione.
Il loro suono ha influenzato band moderne e generazioni che cercano non solo canzoni immediate, ma esperienze musicali immersive.
L’album Deadwing, come già citato, è stato descritto da critici come un punto di riferimento per il prog del XXI secolo. 


Ultime notizie (2024-2025)

Negli ultimi mesi i Porcupine Tree sono tornati a far parlare di sé in modo concreto: in un’intervista risalente al 25 marzo 2025, Steven Wilson ha dichiarato che “non c’è motivo di chiudere la porta” a futuri progetti del gruppo, confermando che la reunion non è necessariamente un capitolo finale. 
Inoltre, la band ha pubblicato Closure/Continuation. Live, un album live registrato all’ Ziggo Dome di Amsterdam il 7 novembre 2022, pubblicato il 8 dicembre 2023, che documenta in modo magnifico il loro ritorno sul palco. 
Contestualmente, sono già apparsi annunci di tour 2025 in Nord America in nome della band, nonostante Wilson sia impegnato anche con il suo progetto solista. Questo segna che la band rimane attiva e viva, pronta a sorprendere ancora.


Conclusione

La storia dei Porcupine Tree è quella di una band ambiziosa, che ha saputo trasformare uno scherzo musicale in un’icona del rock progressivo, attraverso passaggi di evoluzione, momenti di pausa e rinascita. Dall’umile inizio negli anni Ottanta fino al ritorno con Closure/Continuation, la band ha costruito un’eredità solida.
Oggi, più che mai, i Porcupine Tree non sono solo un ricordo del passato: sono una formazione che guarda avanti, che sa che la porta non è ancora chiusa e che può ancora creare musica, toccare il cuore degli ascoltatori e contribuire alla scena musicale mondiale.

curiosità

Nascono come uno “scherzo” musicale

La nascita della band è singolare: il progetto Porcupine Tree è stato inizialmente concepito dal leader Steven Wilson e da un amico (Malcolm Stocks) come una band fittizia degli anni ’70, con biografie inventate, membri immaginari e un catalogo “fantasma”.
Questo approccio ironico esprimeva già la loro voglia di sperimentazione e il rifiuto delle convenzioni.


Il nome “Porcupine Tree” ha una spiegazione bizzarra

Secondo alcune fonti, il nome del gruppo è legato all’idea che un porcospino tenda a cercare rifugio in un albero cavo e a depositarci i propri resti — una metafora della creatività che si accumula, che trova spazio e che sopravvive.
Un’immagine curiosa, che riflette la profondità e la stranezza del progetto musicale.


Collezionismo italiano: Roma fu una culla

Un dato sorprendente: nelle prime fasi della loro carriera, i Porcupine Tree vendettero una percentuale consistente di dischi in Italia, in particolare a Roma, grazie a un passaparola degli appassionati locali e alle radio specializzate.
Questo spiega perché l’Italia sia stata una delle nazioni dove il “culto” della band è stato così forte.


Una traccia diventata “rifiutata” poi cult

Tra gli inediti e le rarità della band, c’è il brano Buying New Soul, registrato nel 2000 nelle sessioni di Lightbulb Sun, che non trovò subito collocazione perché ritenuto “troppo pop” per lo stile della band.
Col tempo è diventato un oggetto di culto per i fan più dediti, dimostrando che gli scarti artistici possono acquisire valore.


“The Incident”: titolo ispirato da un incidente reale

Il titolo dell’album The Incident (2009) nasce da un’esperienza concreta di Steven Wilson: mentre guidava, vide un grave incidente stradale a cui si fece riferimento con il cartello “Incident”. Questo episodio suscitò in lui una riflessione sul significato delle parole e sull’impatto della routine.
Un esempio di come una dettaglio quotidiano possa trasformarsi in ispirazione artistica.


Il rapporto tra lunghi brani e concetto prog

Uno dei marchi distintivi dei Porcupine Tree è l’uso di brani fondamentalmente lunghi, suite che sfidano il formato radiofonico. In “The Incident” lo stesso Wilson dichiarò di voler privilegiare l’esperienza d’ascolto nella sua interezza: «non sono un fan delle bonus track incollate».
Questo approccio riflette una visione del disco come opera integrata, non solo come raccolta di canzoni.


Collaborazioni insolite: King Crimson e altri

All’interno delle tracce inedite e delle sessioni della band, si ritrovano collaborazioni sorprendenti. Per esempio, il brano Nil Recurring (EP 2007) vede la partecipazione del grande Robert Fripp (dei King Crimson) alla chitarra solista.
Un aneddoto che testimonia il rispetto e la stima tra protagonisti del rock progressivo.


Un live italiano storico: “Coma Divine” a Roma

La band registrò un album live storico intitolato Coma Divine durante tre serate al “Frontiera” di Roma nel marzo 1997.
Per molti fan italiani queste registrazioni costituiscono un momento cruciale per la diffusione del gruppo nel nostro Paese.


Il batterista Gavin Harrison: il “fattore clinico”

Il batterista Gavin Harrison è noto per la sua precisione e per il fatto che molti brani della band servono come demo-clinica per batteristi. Per esempio, la traccia Futile nasce come “sfida” ritmica agli studenti di batteria interessati al suo stile.
Un retroscena che aggiunge un livello tecnico al mito della band.


Una pausa lunga prima del grande ritorno

Dopo l’album del 2009 The Incident, la band entrò in una lunga pausa che durò fino al 2022, quando fu pubblicato l’atteso album Closure/Continuation. La “pausa” fu dovuta a impegni solisti, evoluzione personale e cambi di priorità.
La capacità di tornare con un progetto forte dopo molti anni è prova della loro determinazione artistica.

libri

Il culto dell'albero porcospino. Storia, sproloqui e ricordi dei Porcupine Tree

Il culto dell'albero porcospino

La storia dei Porcupine Tree, band leggendaria del rock psichedelico e progressivo, tra origini sperimentali, concerti memorabili e un sound unico diventato culto per fan e critici di tutto il mondo.