L’Incontro al Rhode Island School of Design
Nel 1974, in un piccolo angolo del Rhode Island, tre giovani studenti della Rhode Island School of Design si unirono per creare qualcosa di veramente rivoluzionario. David Byrne, Chris Frantz, e Tina Weymouth condividevano una passione ardente per la musica e per l’arte. Byrne, con il suo stile eccentrico e il suo carisma enigmatico, si trovò subito in sintonia con Frantz e Weymouth, una coppia sia nella vita che nella musica.
Il trio, originariamente sotto il nome di The Artistics, iniziò a sperimentare con suoni e performance che sfidavano le convenzioni musicali dell’epoca. La loro musica rifletteva le influenze artistiche del loro ambiente accademico, con un’attenzione particolare alla fusione di suoni viscerali e immagini avanguardistiche.
L’Approdo a New York: La Nascita dei Talking Heads
Nel 1975, il desiderio di esplorare nuove frontiere portò il gruppo a New York City, una metropoli vibrante che pulsava di energia creativa. Era il momento perfetto per immergersi nella scena musicale della città, che stava vedendo la nascita di movimenti come il punk e la new wave. A New York, il trio iniziò a esibirsi nei club del Lower East Side, luoghi come il CBGB, un santuario per artisti emergenti che sfidavano le norme.
È in questo periodo che i tre cambiarono il loro nome in Talking Heads, un termine che rappresentava perfettamente il loro stile: una fusione tra il concettuale e il popolare, tra l’intellettuale e l’accessibile. Il nome stesso suggeriva un gioco di contrasti, un’analogia tra la fredda staticità delle immagini televisive e la vibrante complessità delle loro performance.
Il Debutto: “Talking Heads: 77” e il Successo di “Psycho Killer”
Con la crescente popolarità nella scena underground newyorkese, i Talking Heads ottennero un contratto con la Sire Records. Nel 1977, pubblicarono il loro primo album, “Talking Heads: 77”, un disco che avrebbe segnato l’inizio di una delle carriere più innovative nella storia del rock.
L’album, caratterizzato da ritmi serrati e testi stranianti, includeva “Psycho Killer”, un brano che catturava perfettamente l’essenza dei Talking Heads: oscuro, intenso, ma incredibilmente orecchiabile. Il singolo divenne rapidamente un successo, proiettando la band sotto i riflettori del panorama musicale internazionale.
“Uh-Oh, Love Comes to Town”, un altro brano del loro album di debutto, mescolava sapientemente rock, funk e un tocco di ironia. L’intero disco fu accolto con entusiasmo dalla critica, che ne lodava l’originalità e la capacità di sovvertire le aspettative del pubblico.
“More Songs About Buildings and Food”: La Collaborazione con Brian Eno
Nel 1978, i Talking Heads fecero un incontro che avrebbe cambiato per sempre il loro suono e la loro carriera: quello con il produttore Brian Eno. Eno, già noto per il suo lavoro con artisti come Roxy Music e David Bowie, portò una visione unica che si adattava perfettamente alla loro sensibilità sperimentale.
L’album “More Songs About Buildings and Food” segnò l’inizio di una fruttuosa collaborazione con Eno. Questo lavoro vide la band espandere i propri confini sonori, incorporando elementi di funk, rock e ritmi afroamericani. Il disco includeva una memorabile cover di “Take Me to the River” di Al Green, che diventò uno dei brani più conosciuti dei Talking Heads.
Con questo album, la band consolidò la propria reputazione come una delle formazioni più innovative della new wave. La critica non poté fare a meno di notare come i Talking Heads stessero ridefinendo il concetto stesso di rock, mescolando generi diversi con una naturalezza disarmante.
“Fear of Music”: Oscurità e Sperimentazione
Nel 1979, i Talking Heads pubblicarono “Fear of Music”, un album che esplorava temi cupi e distopici, in perfetta sintonia con le ansie della fine degli anni ’70. Le tracce di questo album riflettevano una società sempre più alienata e frammentata, con brani come “Life During Wartime” e “Heaven” che divennero subito degli inni per la generazione post-punk.
“Life During Wartime” in particolare, con il suo ritmo serrato e i suoi testi apocalittici, incarnava perfettamente il senso di urgenza e paranoia che pervadeva l’album. Anche in questo caso, la produzione di Eno contribuì a creare un paesaggio sonoro complesso e affascinante, dove ogni traccia era un’esplorazione profonda di suoni e atmosfere.
“Remain in Light”: Il Capolavoro del 1980
Il 1980 fu l’anno in cui i Talking Heads raggiunsero l’apice della loro creatività con l’uscita di “Remain in Light”. Questo album, prodotto ancora una volta da Brian Eno, rappresentò una rivoluzione nella musica rock, mescolando elementi di musica africana, funk e musica elettronica.
“Once in a Lifetime”, uno dei singoli più celebri dell’album, è un brano che combina testi surreali con un groove ipnotico, diventando immediatamente un classico della musica contemporanea. Il video musicale che accompagnava la canzone, con Byrne che si muoveva in modo strano e robotico, contribuì a cementare l’immagine unica della band.
“Crosseyed and Painless” e “The Great Curve” erano altre gemme di questo album che dimostravano la capacità dei Talking Heads di combinare testi complessi e un’energia sonora travolgente. Con “Remain in Light”, i Talking Heads ridefinirono il concetto di album rock, creando un lavoro che era sia innovativo che accessibile, complesso ma immediatamente apprezzabile.
Gli Anni ’80: Il Successo di “Speaking in Tongues” e “Stop Making Sense”
Dopo il trionfo di “Remain in Light”, i Talking Heads continuarono a sperimentare con nuovi suoni e stili. Nel 1983, pubblicarono “Speaking in Tongues”, un album che segnava un ritorno a un sound più accessibile, ma senza perdere l’innovazione che li aveva resi famosi.
“Burning Down the House” divenne uno dei loro maggiori successi, raggiungendo la top 10 delle classifiche americane. Il brano era un’esplosione di energia e ritmo, con un testo enigmatico che catturava l’immaginazione del pubblico.
Nel 1984, la band collaborò con il regista Jonathan Demme per creare “Stop Making Sense”, uno dei film-concerto più celebrati di tutti i tempi. Il film catturava la band in uno stato di grazia, con performance che dimostravano non solo la loro abilità musicale, ma anche il loro talento come intrattenitori.
Il film iniziava con David Byrne da solo sul palco, accompagnato solo da una boombox, e terminava con la band al completo che suonava in modo trascinante e carico di energia. “Stop Making Sense” è considerato uno dei migliori concerti mai catturati su pellicola e ha contribuito a consolidare la leggenda dei Talking Heads.
Tensioni e Transizioni: “Little Creatures” e “True Stories”
Mentre gli anni ’80 avanzavano, le dinamiche interne della band cominciarono a cambiare. David Byrne, che stava emergendo come il leader indiscusso della band, iniziava a esplorare nuovi territori musicali che non sempre coincidevano con le idee degli altri membri.
Nel 1985, i Talking Heads pubblicarono “Little Creatures”, un album che segnava un allontanamento dai suoni sperimentali di “Remain in Light” per abbracciare un pop rock più accessibile. Brani come “And She Was” e “Road to Nowhere” divennero immediatamente dei successi, mostrando il lato più pop e orecchiabile della band.
L’anno successivo, Byrne scrisse, diresse e interpretò “True Stories”, un film che raccontava le vicende di una piccola città americana attraverso una serie di personaggi eccentrici. La colonna sonora, naturalmente eseguita dai Talking Heads, includeva brani come “Wild Wild Life” e “Love for Sale”, che ebbero un discreto successo.
Tuttavia, dietro le quinte, le tensioni tra Byrne e gli altri membri della band stavano crescendo. Mentre Byrne voleva continuare a spingere i confini creativi della band, Tina Weymouth, Chris Frantz e Jerry Harrison volevano mantenere un approccio più tradizionale alla loro musica.
Lo Scioglimento dei Talking Heads e le Carriere Soliste
Alla fine degli anni ’80, le tensioni interne raggiunsero il punto di rottura. Nel 1991, i Talking Heads annunciarono ufficialmente il loro scioglimento, ponendo fine a una delle carriere più influenti nella storia del rock.
David Byrne intraprese una carriera solista di successo, esplorando nuovi generi musicali e collaborando con artisti di tutto il mondo. Il suo album del 1989, “Rei Momo”, combinava ritmi latini e afro-cubani con il suo stile inconfondibile, dimostrando ancora una volta la sua capacità di reinventarsi musicalmente.
Tina Weymouth e Chris Frantz formarono il gruppo Tom Tom Club, che ebbe successo con brani come “Genius of Love” e “Wordy Rappinghood”, che combinavano elementi di funk, new wave e rap, e divennero delle hit negli anni ’80.
Jerry Harrison, da parte sua, continuò a lavorare come musicista e produttore, collaborando con artisti come The Violent Femmes e No Doubt.
L’Eredità dei Talking Heads
Nonostante lo scioglimento, l’influenza dei Talking Heads sulla musica rock e pop è rimasta indelebile. La loro capacità di mescolare generi diversi, combinando elementi di rock, funk, world music e avanguardia, ha aperto la strada a numerose band e artisti che sono venuti dopo di loro.
Nel 2002, i Talking Heads furono introdotti nella Rock and Roll Hall of Fame, un riconoscimento che celebrava il loro contributo alla musica e alla cultura pop. Anche se la band non si è mai riunita ufficialmente, il loro impatto continua a essere sentito in tutta la musica moderna.
Brani come “Psycho Killer”, “Once in a Lifetime” e “Burning Down the House” rimangono dei classici che continuano a essere ascoltati e amati da nuove generazioni di fan. La musica dei Talking Heads è diventata parte integrante del panorama culturale, influenzando artisti di generi diversi, dal rock all’elettronica, dal pop alla world music.
La loro eredità è testimoniata non solo dai loro album, ma anche dall’impatto visivo delle loro performance, dai video musicali innovativi e dalle collaborazioni artistiche con registi come Jonathan Demme. I Talking Heads hanno ridefinito cosa significasse essere una band rock negli anni ’70 e ’80, portando un approccio intellettuale e artistico a un genere che spesso si limitava a schemi più tradizionali.
discografia
T-Shirt
curiosità
David Byrne e la Sinestesia: David Byrne, il frontman dei Talking Heads, è stato spesso associato alla sinestesia, una condizione in cui i sensi si mescolano, permettendo di “vedere” i suoni o “ascoltare” i colori. Anche se Byrne non ha mai confermato di avere questa condizione, ha espresso un interesse per la relazione tra suono e immagine, il che potrebbe aver influenzato il suo stile artistico unico e la sua visione musicale.
Il Bassista “Reluttante” – Tina Weymouth: Tina Weymouth inizialmente non voleva diventare una bassista. Era una chitarrista, ma David Byrne e Chris Frantz la convinsero a suonare il basso per la band. Nonostante le sue iniziali reticenze, Weymouth è diventata una delle bassiste più influenti del suo tempo, contribuendo a definire il sound dei Talking Heads.
L’Amore tra Weymouth e Frantz: Tina Weymouth e Chris Frantz, rispettivamente bassista e batterista della band, non sono solo membri dei Talking Heads, ma anche marito e moglie. Si sono conosciuti alla Rhode Island School of Design e sono stati inseparabili da allora. La loro relazione ha fornito una solida base emotiva per la band.
Jerry Harrison e la Band prima dei Talking Heads: Prima di unirsi ai Talking Heads, Jerry Harrison era già un musicista affermato. Era membro della band Modern Lovers, che è considerata una delle prime band punk rock. L’esperienza di Harrison con i Modern Lovers ha aggiunto una nuova dimensione al suono dei Talking Heads.
Le “Prove in Bicicletta” di David Byrne: Una delle abitudini peculiari di David Byrne era fare delle lunghe passeggiate o andare in bicicletta per raccogliere idee per le sue canzoni. Si dice che molte delle sue idee più innovative siano nate durante queste escursioni, lontano dal tradizionale ambiente di studio.
L’Influenza della Musica Africana: Durante la registrazione di Remain in Light, i Talking Heads sono stati fortemente influenzati dalla musica africana. David Byrne e Brian Eno, il produttore dell’album, hanno esplorato ritmi complessi e poliritmici che hanno portato a uno dei suoni più distintivi della band.
Tom Tom Club: Tina Weymouth e Chris Frantz hanno formato una band chiamata Tom Tom Club durante una pausa dei Talking Heads. Il loro singolo “Genius of Love” è diventato un grande successo e ha influenzato una serie di artisti hip hop e pop negli anni a venire. Questo side project ha dimostrato la versatilità musicale della coppia.
Il Ruolo di Brian Eno: Anche se Brian Eno non era un membro ufficiale della band, ha avuto un impatto significativo sulla musica dei Talking Heads. Ha prodotto tre dei loro album più iconici e ha contribuito a plasmare il loro suono sperimentale. Eno è spesso considerato il “quinto membro” non ufficiale della band.
L’Evoluzione del Nome “Talking Heads”: Prima di stabilirsi sul nome “Talking Heads”, la band ha provato altri nomi come “The Artistics”. “Talking Heads” è un termine televisivo che si riferisce a una ripresa stretta di una persona che parla direttamente alla telecamera, e il nome è stato scelto per la sua natura neutra e aperta all’interpretazione.
L’Eredità del CBGB: I Talking Heads sono stati una delle band emergenti più importanti del leggendario club CBGB di New York, un luogo fondamentale per la nascita del punk e della new wave. Lì, i Talking Heads hanno affinato il loro suono e sono diventati parte integrante della scena musicale underground della città.
libri

David Byrne, Psycho killer e l'art-rock made in USA
David Byrne e Brian Eno si incontrano nel 1977 durante un concerto dei Talking Heads a Londra. L'incontro porta alla creazione dell'album "Remain in Light" nel 1980, che incorpora influenze musicali africane.

Remain in love.
Chris Frantz, insieme a David Byrne e Tina Weymouth, forma i Talking Heads negli anni '70. Con il produttore Brian Eno, nel 1980, pubblicano l'acclamato album "Remain in Light". Chris e Tina fondano anche i Tom Tom Club, portando avanti un'innovativa fusione musicale. Il libro "Remain in Love" racconta la storia dei Talking Heads e la relazione tra Chris e Tina.

Come funziona la musica
"Come funziona la musica" è un libro che celebra il potere della creazione musicale, raccontando le esperienze di David Byrne con i Talking Heads, Brian Eno e altri collaboratori.