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Van Morrison non è semplicemente un cantautore: è un poeta, un visionario musicale, un artigiano capace di fondere generi diversi e crearne uno unico e inconfondibile. Nato a Belfast, Irlanda del Nord, il 31 agosto 1945 con il nome di George Ivan Morrison, la sua carriera si estende per oltre sei decenni, durante i quali si è costantemente reinventato, mantenendo una coerenza artistica che lo ha preservato dalle mode passeggere. La musica di Van Morrison è molto più che melodia e parole: è un viaggio sensoriale carico di spiritualità, malinconia e libertà interiore, come dimostrato da capolavori intramontabili quali “Brown Eyed Girl”, “Moondance” e l’album “Astral Weeks”.
Per capire Van Morrison bisogna partire da Belfast, città industriale segnata da forti contrasti sociali e tensioni politiche negli anni ’40 e ’50. George Ivan Morrison cresce in questo contesto, figlio di George, un operaio di cantiere navale con una grande passione per il blues e il jazz, e Violet, cantante amatoriale di musica country. Il padre possedeva una collezione importante di dischi di artisti leggendari come Muddy Waters, Lead Belly, Ray Charles e Mahalia Jackson, i cui suoni influenzarono profondamente il giovane Van, insieme con le melodie tradizionali irlandesi che permeavano le strade della sua città natale.
Fin dall’infanzia, Morrison dimostra una precoce inclinazione musicale: impara a suonare la chitarra, l’armonica e il sassofono. A soli 12 anni entra nella sua prima band, i Sputniks, e poco dopo nei Monarchs, un gruppo che porta il rock and roll nei club dell’Irlanda e dell’Inghilterra. Questi primi anni segnano la base di quella versatilità musicale che lo caratterizzerà per tutta la vita.
All’età di 17 anni, Van Morrison ha già un buon bagaglio di esperienza live. Con i Monarchs partecipa a una tournée in Germania, in particolare ad Amburgo, città nota per la sua scena musicale vibrante che ha visto l’ascesa anche dei Beatles. Questa esperienza insegna al giovane musicista la disciplina del palco, il contatto con il pubblico e la capacità di adattarsi ai diversi imprevisti di ogni performance.
Nel 1964, fonda i Them, un gruppo che si distingue per un suono grezzo e potente, influenzato dal rhythm & blues e dal garage rock. Brani come “Gloria” e “Baby, Please Don’t Go” diventano inni della gioventù e segnano l’ingresso di Morrison nella storia del rock britannico. “Gloria” in particolare anticipa lo spirito punk con la sua energia viscerale e la sua semplicità musicale.
Dopo lo scioglimento dei Them nel 1966, Van Morrison cerca nuove strade e si trasferisce a New York, firmando un contratto con la Bang Records. Nel 1967 incide “Brown Eyed Girl”, una canzone che diventa subito un successo mondiale grazie al suo ritmo allegro e al testo nostalgico. Tuttavia, il rapporto con l’etichetta si rivela difficile per Morrison, che desidera una maggiore libertà artistica rispetto alle logiche commerciali imposte dall’industria.
Il vero punto di svolta arriva nel 1968 con la registrazione di “Astral Weeks”. L’album, nato a Boston con musicisti jazz, è un viaggio mistico fatto di atmosfere sospese, testi poetici e improvvisazioni che sfuggono a qualsiasi classificazione. Sebbene non ottenga immediato successo commerciale, viene col tempo consacrato come uno dei più grandi album della storia della musica, una vera opera d’arte da sentire con l’anima.
L’inizio degli anni ’70 segna la conferma di Van Morrison come cantautore visionario. Con “Moondance” (1970), l’artista si fa più accessibile mantenendo l’originalità che lo contraddistingue. Brani come “Moondance”, “Into the Mystic” e “And It Stoned Me” diventano classici intramontabili, espressione di una gioia sensuale e spirituale che celebra la natura e la libertà interiore.
In questo decennio, Morrison pubblica altri album significativi come “His Band and the Street Choir” (1970), “Tupelo Honey” (1971) e “Saint Dominic’s Preview” (1972). Ogni disco racconta una parte di un’anima in continuo movimento, un’artista che rifiuta il glamour effimero per abbracciare una musica sincera, radicata nella tradizione ma aperta all’innovazione. continua…
discografia
Blowin’ Your Mind! | 1967 | Album di debutto che include il celebre singolo “Brown Eyed Girl”. È un mix di folk, pop e rock psichedelico. |
Astral Weeks | 1968 | Considerato uno dei capolavori della musica moderna, unisce jazz, folk e musica classica in un’opera spirituale e mistica. |
Moondance | 1970 | Un album più accessibile e orientato al jazz, con brani iconici come la title track e “Into the Mystic”. |
His Band and the Street Choir | 1970 | Un album più solare e ottimista rispetto al precedente, con un sound blues e gospel. |
Tupelo Honey | 1971 | Un album che celebra la natura e la vita rurale, con un sound country e soul. |
Saint Dominic’s Preview | 1972 | Un album che spazia tra rock, blues e folk, con brani lunghi e complessi. |
Hard Nose the Highway | 1973 | Un album più sperimentale e audace, con influenze jazz e folk. |
Veedon Fleece | 1974 | Un album intimo e personale, con un sound celtico e folk. |
A Period of Transition | 1977 | Un album che segna il ritorno di Morrison sulle scene dopo un periodo di pausa. |
Wavelength | 1978 | Un album più commerciale e rock, con brani più diretti e melodici. |
Into the Music | 1979 | Un album che celebra il potere curativo della musica, con un sound spirituale e soul. |
Common One | 1980 | Un album più spirituale e complesso, con brani lunghi e improvvisati. |
Beautiful Vision | 1982 | Un album che unisce il suono classico di Morrison con influenze folk e pop. |
Inarticulate Speech of the Heart | 1983 | Un album che esplora temi di amore, spiritualità e introspezione. |
A Sense of Wonder | 1985 | Un album che celebra la bellezza e la meraviglia della natura, con un sound folk e celtico. |
No Guru, No Method, No Teacher | 1986 | Un album che riflette sulla spiritualità e sulla ricerca interiore, con un sound intimo e personale. |
Poetic Champions Compose | 1987 | Un album più orchestrale e jazz, con brani strumentali e vocali. |
Irish Heartbeat | 1988 | Un album in collaborazione con i The Chieftains, che celebra la musica tradizionale irlandese. |
Avalon Sunset | 1989 | Un album più commerciale e romantico, con la ballata “Have I Told You Lately”. |
Enlightenment | 1990 | Un album che unisce il suono classico di Morrison con influenze spirituali e pop. |
Hymns to the Silence | 1991 | Un doppio album che esplora temi di spiritualità, amore e memoria, con brani lunghi e complessi. |
Too Long in Exile | 1993 | Un album che segna il ritorno di Morrison al blues, con la partecipazione di ospiti speciali come John Lee Hooker. |
Days Like This | 1995 | Un album più solare e ottimista, con un sound blues e soul. |
How Long Has This Been Going On | 1995 | Un album dal vivo con Georgie Fame, che celebra il jazz e il blues. |
Tell Me Something: The Songs of Mose Allison | 1996 | Un tributo a Mose Allison, un musicista jazz e blues che ha influenzato Morrison. |
The Healing Game | 1997 | Un album che esplora il potere curativo della musica, con un sound soul e blues. |
Back on Top | 1999 | Un album che celebra il ritorno di Morrison al successo, con brani hard rock e blues. |
You Win Again | 2000 | Un album in collaborazione con Linda Gail Lewis, che celebra il rock and roll. |
Down the Road | 2002 | Un album che celebra il blues, il soul e il country, con un sound autentico e genuino. |
What’s Wrong with This Picture? | 2003 | Un album che esplora temi sociali e politici, con un sound blues e R&B. |
Magic Time | 2005 | Un album che celebra il potere della musica e della creatività, con un sound jazz e blues. |
Pay the Devil | 2006 | Un album che celebra la musica country, con brani che mescolano honky tonk e blues. |
Still on Top – The Greatest Hits | 2007 | Una raccolta dei più grandi successi di Morrison. |
Keep It Simple | 2008 | Un album che celebra la semplicità e la bellezza della vita, con un sound folk e blues. |
Born to Sing: No Plan B | 2012 | Un album che esplora temi di amore, spiritualità e introspezione, con un sound jazz e blues. |
Duets: Re-working the Catalogue | 2015 | Un album di duetti con artisti come Michael Bublé e Joss Stone, che ripropone brani classici di Morrison. |
Keep Me Singing | 2016 | Un album che celebra la musica e la creatività, con un sound blues e soul. |
Roll with the Punches | 2017 | Un album che celebra il blues, con la partecipazione di ospiti come Jeff Beck e Chris Farlowe. |
Versatile | 2017 | Un album che esplora il jazz e la musica classica, con brani che spaziano dal blues al swing. |
You’re Driving Me Crazy | 2018 | Un album in collaborazione con Joey DeFrancesco, che celebra il jazz e il blues. |
The Prophet Speaks | 2018 | Un album che celebra il blues, il soul e il gospel, con brani che esplorano temi di spiritualità e redenzione. |
Three Chords & the Truth | 2019 | Un album che celebra il blues, il country e il folk, con brani che raccontano storie di vita e di amore. |
Latest Record Project, Volume 1 | 2021 | Un album che esplora temi di amore, spiritualità e introspezione, con un sound blues e R&B. |
What’s New Scooby-Doo? | 2022 | Un album per bambini, che celebra il cartone animato di Scooby-Doo. |
Moving On | 2023 | Un album che celebra la vita e la creatività, con un sound blues e soul. |
Van Morrison è noto per la sua ritrosia verso i riflettori e per un carattere spesso burbero e schivo. La sua filosofia artistica si fonda sulla musica intesa come esperienza spirituale e mezzo di trascendenza, non come mera merce di consumo. I suoi testi, ricchi di riferimenti letterari e misticismo, attingono a figure come William Blake e Yeats, creando un immaginario popolato da paesaggi irlandesi, poesia romantica e visioni spirituali.
Nei suoi concerti, Morrison dimostra la sua versatilità passando con naturalezza da groove soul a ballate celtiche, confermando la sua concezione della musica come continuum libero da confini di genere.
Negli anni ’80, mentre la musica si orienta verso sintetizzatori e mode effimere, Van Morrison rimane fedele alle sue radici. Dischi come “Inarticulate Speech of the Heart” (1983) e “Avalon Sunset” (1989) dimostrano il suo interesse per il sentimento e la tradizione, con brani cult come “Have I Told You Lately”.
Gli anni ’90 vedono un riconoscimento ufficiale della sua carriera con l’ingresso nella Rock and Roll Hall of Fame (1993) e l’assegnazione di importanti premi. In questo periodo Morrison continua ad esplorare il blues e il jazz in album come “Hymns to the Silence” (1991) e “Too Long in Exile” (1993), collaborando anche con leggende come John Lee Hooker, dimostrando rispetto e fedeltà alle radici della sua musica.
Van Morrison non ha mai smesso di essere prolifico nella produzione musicale. Negli anni 2000 e oltre ha pubblicato album come “Down the Road”, “What’s Wrong with This Picture?” e “Tempo magico”. Pur rifiutando il clamore mediatico, il suo lavoro continua ad essere un diario intimo di esperienze e riflessioni, privilegiano piccoli spazi e uno stile autentico.
Nel 2025 Van Morrison ha pubblicato il suo ultimo album di inediti “Remembering Now”, accolto con favore dalla critica e considerato un ritorno alle sonorità che lo hanno reso celebre. Questo disco racchiude influenze di soul, jazz, blues, folk e country in un mix che rinnova la sua capacità di fondere i generi con maestria. Il singolo “Down to Joy”, legato anche al film “Belfast” di Kenneth Branagh, ha riscosso particolare successo.
Morrison continua a esibirsi dal vivo, con concerti a Belfast e altre città, e si prepara a celebrare il suo 80º compleanno con eventi speciali nel 2025. La sua eredità è immensa: ha ispirato musicisti come Bruce Springsteen, Elvis Costello, Bob Dylan ed Eric Clapton, e rimane una figura imprescindibile per chiunque ami la musica autentica, capace di unire soul e poesia, jazz e introspezione.
Van Morrison è un custode del suono analogico e della musica vissuta come esperienza umana profonda, un artista che ha saputo attraversare epoche e stili senza perdere la propria essenza, incarnando la forza creativa e spirituale del “Leone di Belfast”.
Nonostante i fan lo abbiano ribattezzato “Van the Man” fin dagli anni ’70, Van Morrison non è mai stato entusiasta di questo appellativo. Uomo schivo e introverso, ha sempre preferito che fosse la sua musica a parlare per lui, piuttosto che i soprannomi da celebrità.
Per anni è circolata la leggenda di una jam session tra Van Morrison e Jim Morrison, leader dei Doors. In realtà, i due non hanno mai suonato insieme: condividevano solo il cognome e un’inclinazione per la poesia, ma nessun incontro musicale documentato.
Van Morrison è noto per essere gelosissimo della sua privacy. Negli anni ’70, durante un soggiorno in California, arrivò persino a inseguire un paparazzo con un bastone, urlando di lasciarlo in pace. L’episodio è rimasto emblematico del suo carattere imprevedibile e deciso.
Nonostante sia considerato un maestro del live performance, Van Morrison ha sempre avuto un rapporto controverso con il palco. Alcuni spettatori raccontano concerti indimenticabili, altri serate in cui il musicista si è limitato a suonare per pochi minuti, abbandonando la scena per malumore.
Il suo brano più famoso, “Brown Eyed Girl”, è amato da milioni di fan ma… non da lui. Van Morrison ha sempre dichiarato di considerarlo troppo popolare e commerciale, tanto da eseguirlo raramente nei concerti, preferendo le composizioni più complesse e spirituali.
Negli archivi di Van Morrison esistono centinaia di brani mai pubblicati. Molti li registra, li ascolta e poi li lascia da parte. Questo processo creativo, apparentemente caotico, gli consente di catturare l’ispirazione nel momento giusto senza forzare la composizione.
Nonostante sia una colonna del rock e del folk, Van Morrison ha sempre confessato una passione sfrenata per Frank Sinatra, oltre che per i grandi del jazz come John Coltrane e Charlie Parker. Questa influenza si sente soprattutto negli album più maturi, intrisi di swing e armonie sofisticate.
In un’epoca in cui tutti i musicisti condividono ogni momento online, Van Morrison resta un “fantasma digitale”. Non ama i social network, non twitta, non posta foto: una scelta coerente con la sua natura riservata e un po’ old school.
Van Morrison e Bob Dylan si sono incontrati più volte, ma una cena negli anni ’60 segnò l’inizio di un’amicizia artistica. Dylan, già star affermata, incoraggiò Van a seguire la propria strada poetica, lontano dalle mode del momento. Un consiglio che il Leone di Belfast non dimenticò mai.
Nel 2003, Van Morrison ricevette una laurea honoris causa in musica dal Queen’s University di Belfast. Il suo discorso di ringraziamento? Solo due parole: “Thank you”. Essenziale, come il suo stile.