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Nel vasto panorama della letteratura del XX secolo, pochi autori hanno incarnato lo spirito di ribellione e sperimentazione quanto William S. Burroughs. Scrittore, visionario e maestro del linguaggio, Burroughs ha ridefinito il concetto stesso di narrazione con opere come Il pasto nudo, La scimmia sulla schiena e la trilogia di Nova. La sua vita, segnata da eccessi, dipendenza e viaggi in mondi alternativi, si intreccia indissolubilmente con la sua produzione letteraria, rendendolo una delle figure più controverse e influenti della Beat Generation.
William Seward Burroughs nacque il 5 febbraio 1914 a St. Louis, Missouri, in una famiglia benestante. Suo nonno, William Seward Burroughs I, era l’inventore della calcolatrice Burroughs, un’innovazione che assicurò alla famiglia una vita agiata. Tuttavia, fin da giovane, William si sentì un estraneo nel mondo che lo circondava. La sua sensibilità e il suo precoce interesse per la letteratura lo resero un bambino solitario, attratto dal lato oscuro della psiche umana.
Dopo aver frequentato la John Burroughs School, si iscrisse alla Harvard University, dove studiò letteratura inglese e antropologia. Qui affinò il suo amore per la scrittura e sviluppò un interesse per la cultura underground, leggendo avidamente testi esoterici e opere di autori come Rimbaud e Genet. La sua inquietudine lo spinse a viaggiare, passando periodi a Vienna e in Europa, sperimentando la sua prima vera immersione nel mondo dell’illegalità e della tossicodipendenza.
Negli anni ’40, Burroughs si stabilì a New York e divenne parte di un circolo di giovani scrittori destinati a cambiare per sempre la letteratura americana: Jack Kerouac, Allen Ginsberg e Neal Cassady. Fu un sodalizio creativo e distruttivo. Burroughs, di qualche anno più vecchio, divenne una sorta di mentore per i giovani beatniks, introducendoli al mondo delle droghe, della filosofia esistenzialista e della scrittura sperimentale.
Nel 1944, la sua vita fu sconvolta da un evento tragico: durante un gioco alcolico finito in tragedia, sparò accidentalmente alla moglie Joan Vollmer, uccidendola. Questo evento lo perseguitò per il resto della sua esistenza e fu uno spartiacque nella sua carriera di scrittore. Nel tentativo di fuggire dai suoi demoni interiori, iniziò a viaggiare per il mondo, dalla giungla amazzonica del Perù fino alle strade di Tangeri, esplorando nuove dimensioni della mente umana e approfondendo la sua dipendenza da sostanze come l’eroina.
Negli anni ’50, Burroughs scrisse quella che sarebbe diventata la sua opera più celebre: Il pasto nudo. Il romanzo, pubblicato nel 1959, è un viaggio allucinato attraverso un universo frammentato, popolato da personaggi bizzarri e situazioni surreali. Utilizzando la tecnica del cut-up, un metodo di scrittura basato sul montaggio casuale di testi, Burroughs destrutturò il linguaggio stesso, creando una narrazione fluida e ipnotica.
L’opera fu accolta con scandalo e censurata in diversi paesi per il suo contenuto esplicito. Tuttavia, divenne rapidamente un punto di riferimento per le avanguardie letterarie e per il nascente movimento della controcultura. Il pasto nudo influenzò profondamente artisti come David Bowie, Patti Smith e i Rolling Stones, contribuendo a definire l’estetica psichedelica degli anni ’60 e ’70.
Negli anni successivi, Burroughs continuò a esplorare i confini della scrittura e della percezione. Con la Trilogia di Nova (Nova Express, The Ticket That Exploded e The Soft Machine), affinò ulteriormente la tecnica del cut-up, creando un collage di immagini e suoni che anticipava il linguaggio della cultura cyberpunk e dell’era digitale.
Negli anni ’80 e ’90, la sua figura divenne iconica. Collaborò con artisti della scena punk e industrial come Kurt Cobain e Ministry, recitando persino in videoclip e film sperimentali. Il suo stile unico e la sua attitudine provocatoria lo resero un simbolo dell’anticonformismo, ispirando generazioni di scrittori, musicisti e cineasti.
Negli ultimi anni della sua vita, Burroughs si stabilì a Lawrence, Kansas, dove continuò a scrivere e dipingere fino alla sua morte, avvenuta il 2 agosto 1997. Il suo ultimo diario, Last Words, rappresenta un addio enigmatico e poetico, in perfetta sintonia con il suo spirito inquieto.
L’eredità di William S. Burroughs è immensa. Il suo lavoro ha ridefinito i confini della letteratura moderna, introducendo un nuovo linguaggio e una nuova visione della realtà. Con la sua capacità di svelare i lati oscuri della società e della psiche umana, ha lasciato un’impronta indelebile nella cultura contemporanea, dimostrando che la scrittura può essere una forma di esplorazione e sovversione.
Conclusione
Burroughs non è stato soltanto uno scrittore, ma un alchimista della parola, un visionario che ha trasformato la letteratura in un campo di battaglia per l’immaginazione. La sua vita, costellata di tragedie e illuminazioni, si riflette nelle sue opere, creando un universo parallelo in cui il linguaggio diventa una droga e la realtà un’allucinazione. Con il suo genio sovversivo, ha insegnato al mondo che la scrittura non è solo un mezzo di comunicazione, ma un’arma per decifrare e riscrivere l’esistenza stessa.
La storia si snoda tra pub fumosi, letture di Faulkner e sogni di Parigi, con una New York caotica sullo sfondo. L’opera fonde il realismo jazzistico di Kerouac e le visioni lisergiche di Burroughs.
Burroughs inizia Junkie in Messico (1948-1950), mentre studia storia azteca. Tossicodipendente da anni, documenta razionalmente la sua esperienza. L’opera introduce temi come l’Ayahuasca e la telepatia, centrali nei suoi lavori successivi.
Un caos apparente di frasi sconnesse cela un messaggio potente: il controllo mentale imposto dallo Stato. Burroughs contrappone Anexia e Terra Libera, esplorando la telepatia come via di fuga dalla censura.
Burroughs disegna in La macchina morbida un mondo sospeso tra organico e inorganico, dominato da droga e paranoia. Con precisione visionaria, crea una saga metropolitana di controllo e dissoluzione.
In Il biglietto che esplose, Burroughs immagina un’umanità al capolinea, schiava di invasioni aliene e controllo totalitario. Tra mutazioni organico-tecnologiche e linguaggi corrotti, l’unica ribellione possibile è l’anarchia della scrittura.
In Nova Express, Burroughs trasforma la Nebulosa del Granchio in un’arma di controllo totale. Tra apocalisse imminente, cyberpunk embrionale e linguaggio sabotatore, la parola diventa l’unico strumento di resistenza.
In Le ultime parole di Dutch Schultz, Burroughs mescola realtà storica e delirio psichedelico, esplorando la morte del famoso gangster con una narrazione frammentata, surreale e critica sulla violenza e il potere.
Burroughs dipinge un’insurrezione mutante contro stati di polizia globali. Tra visioni profetiche e corpi ibridi letali, la sua scrittura esplode in un delirio di ribellione.
Una biografia trasformata in esperimento narrativo: tra cut-up, pornografia urbana e visioni apocalittiche, Burroughs destruttura trama e tempo, creando un caos allucinato di desideri, viaggi temporali e frammenti psichedelici.
Un pirata visionario, una colonia utopica e un destino riscritto: tra passato e futuro, il romanzo fonde storia e fantascienza, popolando le sue pagine di esseri in continua metamorfosi.
Tra sparatorie e viaggi nel tempo, Burroughs esplora la ciclicità della storia attraverso Kim Carsons, un pistolero poetico, in un racconto che mescola nostalgia, fatalismo e visioni apocalittiche.
Ispirato dal Libro dei Morti egiziano, esplora immortalità e solitudine attraverso un viaggio di deviazioni spazio-temporali, chiudendo la sua trilogia con una meditazione sulla vita e la morte.
In Junky, Burroughs ci immerge nel mondo della tossicodipendenza, mettendo in discussione legalità e criminalità, con uno stile lucido e asciutto che anticipa la complessità dei suoi romanzi futuri.
Burroughs esplora una suburra corrotta tra Città del Messico e Panama, con Lee e Allerton immersi in un mondo sordido, pieno di umorismo nero e visioni allucinate.
Il libro esplora l'influenza di William Burroughs sulla musica, svelando come la sua audace scrittura e le sue tecniche di cut-up abbiano plasmato rock, punk, metal e oltre, ispirando grandi artisti.
Il cut-up, la tecnica di scrittura frammentata che Burroughs rese celebre, non è interamente sua invenzione. Fu Brion Gysin, artista e poeta, a scoprirla per caso nel 1959 tagliando dei giornali e ricombinandone i pezzi. Burroughs ne rimase affascinato e la trasformò in uno dei cardini della sua poetica. Arrivò persino a sperimentare il fold-in, una tecnica ancora più complessa per destrutturare il linguaggio.
Brion Gysin e l’ingegnere Ian Sommerville crearono la Dream Machine, un dispositivo che, girando a una certa velocità con una lampadina al suo interno, produceva effetti ipnotici sul cervello umano. Burroughs credeva che potesse alterare la coscienza senza bisogno di droghe e ne promosse l’uso, considerandolo una chiave per sbloccare stati mentali alterati.
Burroughs amava le armi e sparava spesso per sfogare la frustrazione. Negli anni ’80, mentre viveva a Lawrence, Kansas, aveva un fucile con cui colpiva taniche e oggetti metallici nel suo giardino. A un certo punto, si convinse che sparare a una statua di legno potesse allontanare gli spiriti maligni.
Negli ultimi anni, Burroughs si affezionò profondamente ai gatti, tanto da scrivere The Cat Inside (1986), un libro che esplora la sua connessione quasi mistica con loro. Credeva che i gatti avessero un potere magico e protettivo, e li considerava gli unici esseri veramente degni di fiducia.
David Bowie era un grande ammiratore di Burroughs e lo incontrò più volte negli anni ’70. Bowie adottò il metodo cut-up per scrivere i testi di Diamond Dogs e Station to Station. Anche i punk, dai Clash ai Sonic Youth, vedevano in Burroughs una sorta di profeta della controcultura, e lui stesso collaborò con artisti industrial e noise come i Ministry.
Nel 1993, poco prima della morte di Kurt Cobain, Burroughs e il leader dei Nirvana registrarono insieme una traccia audio intitolata The Priest They Called Him, in cui Burroughs narrava una storia oscura mentre Cobain suonava la chitarra. I due non si incontrarono mai di persona, ma Cobain ammirava profondamente Burroughs e rimase devastato quando lui si rifiutò di collaborare ulteriormente a causa delle sue tendenze autodistruttive.