The Zombies

La Storia di una Band Leggendaria del Rock Psichedelico
Le Radici del Mito: Nascita e Formazione
Nell’Inghilterra dei primi anni ’60, quando la British Invasion stava per esplodere con tutta la sua forza, in una piccola città della contea dell’Hertfordshire preseva forma una delle band più affascinanti e innovative della storia del rock: The Zombies . Il gruppo si formò a St Albans nel 1961, grazie all’incontro tra il tastierista Rod Argent , il cantante dalla voce angelica Colin Blunstone , il bassista Chris White , il chitarrista Paul Atkinson e il batterista Hugh Grundy .
A differenza di molte band contemporanee, gli Zombies non erano semplicemente un gruppo di giovani desiderosi di cavalcare l’onda del successo; sin dall’inizio, la loro musica si distingueva per la raffinatezza delle armonie vocali e la complessità degli arrangiamenti, grazie anche alla passione di Argent per il jazz e la musica classica. L’intenzione era chiara: creare qualcosa di unico, capace di resistere al tempo.
I Primi Successi: “She’s Not There” e l’Ascesa Internazionale
Nel 1964, dopo aver vinto un concorso musicale locale, gli Zombies ottennero un contratto discografico con la Decca Records . Il loro primo singolo, “She’s Not There” , fu una rivelazione. Con un riff di tastiera ipnotico, un’atmosfera misteriosa e la voce inconfondibile di Blunstone, il brano divenne un successo immediato, scalando le classifiche sia nel Regno Unito che negli Stati Uniti.
L’America si innamorò della loro musica, e il brano raggiunse la seconda posizione nella Billboard Hot 100 , un traguardo straordinario per una band esordiente. “She’s Not There” fu la dimostrazione che gli Zombies avevano un sound distintivo: una combinazione di pop, jazz e rock psichedelico che li differenziava dai più aggressivi Beatles o Rolling Stones.
Il successo venne confermato dal secondo singolo, “Tell Her No” , che nel 1965 replicò la magia del debutto. Gli Zombies sembravano destinati a diventare una delle più grandi band della loro generazione.
Tra Alti e Bassi: Il Difficile Percorso della Band
Nonostante i successi iniziali, gli Zombies si trovarono presto di fronte ad ostacoli imprevisti. Il loro primo album, “Begin Here” , uscito nel 1965, conteneva brani eccellenti come “She’s Coming Home” e “I Love You” , ma non riuscì a ottenere il successo sperato.
Il gruppo si trovava in difficoltà nel mantenere la stessa popolarità delle band più commerciali. Non erano idoli da poster come i Beatles, né ribelli come gli Stones. Erano raffinati, sofisticati e, per molti, troppo avanti rispetto ai loro tempi.
Mentre altre band britanniche conquistavano il mondo con il beat rock e il rhythm and blues, gli Zombies proponevano un sound più sperimentale, arricchito dalle tastiere di Rod Argent e dalla voce malinconica di Blunstone. Questo rende difficile il loro posizionamento sul mercato musicale.
L’Opera Maestra: “Odessea e l’Oracolo”
Nel 1967, in piena era psichedelica, gli Zombies decisero di creare un album che racchiudesse tutto il loro talento: “Odessey and Oracle” . Registrato agli Abbey Road Studios , lo stesso studio dei Beatles, l’album fu prodotto dalla band stessa e finanziato con i propri soldi.
Le canzoni di “Odessey and Oracle” erano raffinate e innovative. Brani come “Care of Cell 44” , con il suo arrangiamento orchestrale e il testo enigmatico, o “A Rose for Emily” , evocavano un’atmosfera sognante e malinconica. Ma fu il brano “Time of the Season” a rendere immortale l’album.
“Time of the Season” esplose negli Stati Uniti nel 1969, quando la band si era già sciolta. Il suo groove ipnotico, la linea di basso pulsante ei sussurri sensuali di Blunstone fecero del brano un inno psichedelico senza tempo. Il paradosso fu che il più grande successo degli Zombies arrivò quando il gruppo non esisteva più.
Lo Scioglimento e le Carriere Soliste
Frustrati dalle difficoltà economiche e dalla mancanza di un riconoscimento immediato, gli Zombies si sciolsero nel 1968, ancor prima che il capolavoro loro ottennesse il successo meritato.
Rod Argent formò una nuova band, gli Argent , ottenendo un discreto successo con brani come “Hold Your Head Up” . Colin Blunstone, invece, intraprende una carriera solista, pubblicando album raffinati che confermano il suo incredibile talento vocale.
L’eredità degli Zombies sembrava destinata a restare un culto per pochi appassionati, ma la storia non finì qui.
La Rinascita e il Riconoscimento Tardivo
Negli anni ’90, “Odessey and Oracle” venne riscoperto e celebrato come uno dei migliori album della storia del rock. Critici e musicisti iniziarono a riconoscerne la genialità, paragonandolo a opere come “Pet Sounds” dei Beach Boys o “Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band” dei Beatles.
Nel 1997, Blunstone e Argent tornarono a suonare insieme come The Zombies , dando il via ad una nuova fase della loro carriera. Il loro ritorno fu accolto con entusiasmo, con tour sold-out in tutto il mondo e nuovi album che dimostravano quanto il loro talento fosse rimasto intatto.
Nel 2019, finalmente, gli Zombies vennero introdotti nella Rock and Roll Hall of Fame , un riconoscimento tardivo ma meritatissimo per una band che aveva saputo creare musica senza tempo.
L’Eredità degli Zombies
Oggi, gli Zombies sono considerati una delle band più influenti del rock psichedelico e barocco. Il loro suono ha ispirato generazioni di artisti, da Tom Petty ai Fleet Foxes, fino ai The Coral.
Con brani come “She’s Not There” , “Time of the Season” e “Care of Cell 44” , la loro musica continua a essere amata e riscoperta da nuove generazioni, dimostrando che il talento vero non ha epoca.
Gli Zombies non furono mai una band ordinaria. Furono visionari, sofisticati e avanti anni luce rispetto ai loro contemporanei. Ed è proprio per questo che oggi, a distanza di decenni, il loro nome continua a risplendere nella storia della musica.
discografia ⬇️⬆️
Begin Here | 1965 | Album di debutto, con un mix di R&B, rock e pop, tra cui il successo “She’s Not There”. |
Odessey and Oracle | 1968 | Capolavoro psichedelico, con brani iconici come “Time of the Season”. |
New World | 1991 | Primo album dopo la reunion, con un sound moderno ma fedele alle origini. |
As Far As I Can See… | 2004 | Album che segna il ritorno alla scena musicale con nuove composizioni. |
Breathe Out, Breathe In | 2011 | Un lavoro che riprende lo stile classico della band, con melodie sofisticate. |
Still Got That Hunger | 2015 | Album che celebra la loro longevità artistica, con un sound fresco e coinvolgente. |
Different Game | 2023 | Ultimo album in studio, con un mix di rock classico e influenze contemporanee. |
curiosità
“Odessey and Oracle” ha un errore di ortografia nel titolo
Quando Rod Argent e Chris White commissionarono la copertina dell’album “Odessey and Oracle” , l’artista incaricato di disegnarla scrisse erroneamente “Odessey” invece di “Odyssey”. Quando la band si accorse dell’errore, deciso di lasciarlo così per non spendere ulteriori soldi per correggerlo. Oggi, questo errore è diventato parte del fascino del disco, considerato uno degli album più importanti della storia del rock psichedelico.
La leggenda della “band fantasma” in America
Dopo lo scioglimento degli Zombies nel 1968, il loro successo negli Stati Uniti continuò a crescere grazie a “Time of the Season” . Alcuni promotori americani, volendo sfruttare la loro popolarità, misero insieme due diverse band che si spacciavano per gli Zombies e andarono in tour sotto il loro nome. Queste band suonavano brani della band originale, ingannando i fan che non avevano mai visto gli Zombies dal vivo. Tra i membri di una di queste band fasulle c’erano Frank Beard e Dusty Hill , che in seguito sarebbero diventati membri degli ZZ Top ! Quando Rod Argent e Colin Blunstone scoprirono la storia anni dopo, ne rimasero increduli.
Un album quasi perso per sempre
Quando gli Zombies finirono di registrare “Odessey and Oracle” nel 1967, la loro etichetta discografica, la CBS, inizialmente non voleva pubblicarlo . Il gruppo aveva già deciso di sciogliersi e l’etichetta non credeva che valesse la pena investire su un album di una band ormai sciolta. Fu grazie all’intervento di Al Kooper , musicista e produttore americano (famoso per aver lavorato con Bob Dylan e per essere stato membro dei Blood, Sweat & Tears), che l’album venne finalmente pubblicato negli Stati Uniti nel 1968. Kooper era così entusiasta dell’album che convinse la CBS a distribuirlo. Poco dopo, “Time of the Season” divenne un successo globale. Se non fosse stato per lui, l’album avrebbe potuto rimanere nell’ombra per sempre.
Paul Weller, i Beach Boys e la riscoperta degli Zombies
Negli anni ’80 e ’90, molti artisti iniziarono a citare gli Zombies come una delle loro principali influenze. Tra questi, Paul Weller (The Jam, Style Council) , i Beach Boys e Tom Petty. Weller in particolare ha più volte dichiarato che “Odessey and Oracle” ha influenzato profondamente il suo stile musicale. Anche Brian Wilson dei Beach Boys ha elogiato l’album, dicendo che lo considera un capolavoro al pari di “Pet Sounds” .
Rod Argent e la sua passione per il paranormale
Rod Argent, oltre ad essere un brillante tastierista, ha sempre avuto un interesse per il paranormale e l’occulto. Questo si riflette in molte atmosfere cupe e misteriose delle canzoni degli Zombies, come “She’s Not There” e “Time of the Season” .
Dopo la fine degli Zombies, Argent scrisse canzoni a tema mistico per la sua nuova band, gli Argent , tra cui “God Gave Rock and Roll to You” , che venne poi resa famosa dai KISS.
La voce eterea di Colin Blunstone e il suo lavoro… nelle assicurazioni!
Dopo lo scioglimento degli Zombies, Colin Blunstone abbandonò temporaneamente la musica e iniziò a lavorare in un ufficio di assicurazioni a Londra. L’idea che una delle voci più iconiche del rock psichedelico fosse dietro una scrivania a elaborare polizze è incredibile, ma fu proprio durante quel periodo che venne contattato per tornare a cantare. Nel 1971 riprese la carriera musicale con l’album “One Year” , che conteneva il meraviglioso singolo “Say You Don’t Mind” .
Un film su “Odessey and Oracle” che non è mai stato realizzato
Nel 2008, in occasione del 40° anniversario dell’album, si parlò di un film documentario dedicato alla creazione di “Odessey and Oracle” . Doveva contenere interviste, immagini d’archivio e performance live della band originale.Purtroppo, il progetto non si concretizzò mai, ma rimane una delle grandi occasioni mancate per raccontare la storia degli Zombies al cinema.